L’assassinio di Mario Piccolino è stato un evento che ha scosso tutti ed il fatto che sia stato Michele Rossi ad uccidere e non un sicario della camorra non consente di ritenere chiusa la questione della sicurezza e della convivenza civile nella nostra città. E se a coordinare le indagini è giunta la DDA vuol dire che anche gli inquirenti hanno avuto sentore che ci potesse essere un coinvolgimento della criminalità organizzata. Naturalmente il sospetto lo abbiamo avuto anche noi ma non v’era dubbio che si aspettasse dagli inquirenti il chiarimento della vicenda escludendo l’una o l’altra pista. Le forze dell’ordine, e ciò va a loro merito, hanno arrestato l’assassino e chiarito il contesto in cui è maturato l’omicidio. Ma ìl problema della sicurezza e del contrasto alle attività intraprese dalla delinquenza organizzata nel nostro territorio resta concreto. Condivido quanto riportato su di un quotidiano a proposito delle indagini secondo cui sarebbe stato un vero banco di prova sul campo per l’attuale organizzazione degli organi giudiziari e della sicurezza: chiuso il tribunale a Gaeta restiamo aggregati a Cassino che ha una piccola Procura con risorse insufficienti, scarsa conoscenza del territorio e difficoltà di coordinamento in quanto le forze dell’ordine hanno comandi ed uomini diretti dal capoluogo di provincia di Latina. Il caso Piccolino ha evidenziato sul campo questi problemi sebbene già alcuni dati avevano confermato le conseguenze negative della chiusura del tribunale di Gaeta. Infatti è sufficiente dare un’occhiata al numero dei processi per direttissima del 2013 (Gaeta) di gran lunga superiore a quello del 2014 (Cassino).
Il coinvolgimento della DDA e il coordinamento delle forze dell’ordine, l’attenzione che le istituzioni dello Stato hanno posto sul territorio del golfo di Gaeta, la risoluzione del caso in tempi brevi sono stati anche il frutto della reazione delle città del golfo. Il gravissimo omicidio, e non dimentichiamone le modalità, è stato enfatizzato? Non si doveva fare la fiaccolata? E perché a Formia i morti ammazzati sono all’ordine del giorno? E’ consuetudine che uno ti bussa alla porta e ti cesella un buco in fronte con una calibro 22? Bisognava star zitti e buoni fino all’esito dell’indagine? Non bisognava allarmare alcuno evitando che il nome della città finisse nelle cronache nazionali? Ma in quelle cronache s’è vista e raccontata anche la reazione dei cittadini di Formia che hanno fatto onore alla città stessa e questo non solo ci conforta ma ci fa ben sperare sul futuro della nostra comunità. E se la criminalità organizzata ha consapevolezza che qui la reazione della gente c’è e si fa sentire tanto meglio! E’ stato il gesto di un uomo fuor di senno, giunto all’odio più estremo, forse anche ideologico visto che Michele Rossi amava Mussolini e le armi, era stato più volte candidato in liste di destra a sostegno di Michele Forte e Mario Piccolino, invece, si dichiarava di sinistra. Dunque la camorra non c’entra ma l’esecuzione di Piccolino ne ripercorre perfettamente il rituale, e questo accade in una città che non è abituata ai morti ammazzati e perciò reagisce, per fortuna! FC
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