Negli ultimi anni i cittadini hanno cominciato a preferire il privato che offre prestazioni più rapidi e a prezzi a volte più bassi del pubblico
Per colpa dei ticket troppo alti e delle liste d’attesa eccessivamente lunghe, i cittadini si rivolgono sempre più spesso ai servizi sanitari privati. Lo ha rilevato un’indagine condotta commissioni Bilancio e Affari Sociali della Camera che ha voluto arricchire il quadro contenente i dati relativi alla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Una ricerca simile è stata condotta dal Censis (Centro studi investimenti sociali) e ha mostrato risultati sovrapponibili, indicando che gli italiani spendono circa 30 miliardi di euro ogni anno in sanità privata. Si tratta di un fenomeno che deriva dalla perdita di competitività ed efficienza del servizio pubblico.
Le differenza con l’Europa. Il dato relativo alla spesa sanitaria privata è abbastanza simile a quello registrabile negli altri Paesi del vecchio continente, ma con una differenza: se all’estero a farsi carico delle tariffe sono le assicurazioni, attraverso polizze apposite, nel nostro Paese le risorse provengono interamente dal bilancio delle famiglie. Il Censis ha infatti rilevato che gli italiani che hanno aderito a un fondo sanitario integrativo, sono circa 12 milioni.
Liste di attesa troppo lunghe e ticket troppo alti. Le risposte che gli italiani hanno fornito durante l’indagine del Censis, hanno chiarito che i problemi, fondamentalmente, sono due: l’eccessiva attesa e il costo troppo alto dei ticket. “In alcuni casi – ha osservato Pier Luigi Bartoletti, segretario della Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale) del Lazio – i ticket per accedere alla sanità pubblica sono diventati più alti del costo delle visite e delle analisi effettuate presso strutture private. A questo punto è importante capire quale sia l’obiettivo che il servizio pubblico vuole raggiungere. Secondo me, il “pubblico” dovrebbe concentrarsi sull’erogazione delle prestazioni ‘necessarie’, quelle, cioè, indispensabili per garantire il diritto alla salute. Questo vuol dire che, se le linee guida scientifiche indicano che un dato esame di laboratorio deve essere effettuato quattro volte l’anno, questo deve essere il numero di prestazioni garantite dallo Stato”.
“Nel caso in cui – ha aggiunto Bartoletti – il paziente voglia, per calmare la sua ansia, eseguire questo test altre volte, è giusto che si rivolga a strutture private. In questo ambito, il potenziamento della Sanità territoriale, penso che potrà funzionare come ‘calmiere’ dei costi sanitari, in quanto molte patologie potranno essere seguite molto più da vicino e a prezzi molto ridotti, evitando la riacutizzazione delle malattie croniche e il conseguente ricorso a ricoveri ospedalieri. Bisognerà, inoltre, porre un freno al ricorso eccessivo e non appropriato a esami costosi come la risonanza magnetica o la Tac. La diagnostica ad alta tecnologia rischia di essere coinvolta in un fenomeno di consumismo sanitario che non fa bene né alla salute né alle tasche dei cittadini. Secondo noi bisogna, in sostanza, accoppiare un’azione di risparmio su eccessi e sprechi in modo da ottenere risorse da investire su modello sanitario nuovo e diverso”.
Bussola Sanità
Gianluca Casponi
You must be logged in to post a comment Login