I principali capi di Cosa Nostra, tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, sono stati trasferiti dalle carceri in cui erano detenuti al 41 bis da alcuni anni.
Lo ha deciso e fatto eseguire il Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nell’ambito di un piano che viene presentato come routinario, ma che, dato il particolare momento di fibrillazione delle organizzazioni criminali, tutto appare meno che ordinario. I movimenti, avvenuti quasi in contemporanea tra il mese scorso e questi giorni, con eccezionali misure di sicurezza e di segretezza, hanno riguardato circa 200 detenuti sottoposti al cosiddetto carcere duro.
È questo il motivo del trasferimento da Parma a Milano di Provenzano, che ieri è stato ricoverato in ospedale nel capoluogo lombardo, mentre Riina, protagonista nei mesi scorsi di conversazioni in cui ha minacciato ripetutamente i magistrati di Palermo, si è «scambiato» il carcere con il suo ex vice ed è andato a Parma, dove prima stava proprio Provenzano. Un avvicendamento generale, che ha riguardato anche i capi di altre organizzazioni criminali, come la ‘ndrangheta e la camorra.
Difficile credere che i motivi siano soltanto di rotazione ordinaria, visto che la permanenza di Riina a Opera, il carcere milanese in cui ha parlato a lungo con detenuto pugliese Alberto Lorusso, aveva suscitato più di una polemica, specie dopo la diffusione delle esternazioni del capo di Cosa nostra, registrate dalla procura di Palermo.
Ieri il ministro della giustizia Andrea Orlando aveva chiesto chiarimenti sui motivi del trasferimento di Provenzano.
l’Unità 10 04 2014
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