Riforma del Senato, si cerca la mediazione. Minoranza dem insiste su elettività senatori

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A tre giorni dalla ripresa dei lavori parlamentari sulle riforme, il Pd è alla ricerca di una mediazione che consenta a maggioranza e minoranza di votare compatte la nuova architettura istituzionale. Una trattativa che si è riaperta nelle ultime ore e che prosegue nonostante ufficialmente le posizioni restino distanti. Il premier Matteo Renzi infatti rimane fermo nella convinzione di non voler modificare il capitolo relativo al Senato elettivo, anche se starebbe valutando diverse strade tra cui quella di introdurre il cosiddetto ‘listino’ da votare in occasione delle regionali.

Opzione, quest’ultima che però la minoranza non sembra pronta ad accettare anche se i pontieri continuano a essere a lavoro: “Si tratta di una minestra riscaldata che è già stata respinta a luglio”, fa sapere il senatore dissidente Miguel Gotor. “Al momento non c’è un accordo, non c’è un’intesa ma c’è la volontà di tutti di concludere il percorso di riforme”, assicura Roberto Speranza, parlando durante un dibattito alla Festa Nazionale dell’Unità con Matteo Orfini e Lorenzo Guerini. “Nessuno tifa contro o lavora contro questa riforma, i temi sono condivisi”. Ma, ha aggiunto Speranza, “il Pd lo unisce il capo del Pd, lo unisce Matteo Renzi: io gli chiedo di farlo”. Un appello al premier-segretario che si unisce a quello per rivedere l’articolo 2 della riforma costituzionale che riguarda la non elettività dei senatori: “l’idea di dare la scelta ai cittadini è legittima”.

Ma l’unica condizione sulla quale Renzi non è disponibile ad arretrare è proprio l’articolo 2. Non si tocca, continua a ripetere il premier ai suoi. Potrebbero essere modificati gli articoli 70 e 122, ma non il cuore della riforma. La volontà del governo è quella di inserire nel pacchetto costituzionale il principio che i senatori saranno scelti direttamente dai cittadini, che il Senato però dovrà essere espressione delle Autonomie e composto dai consiglieri regionali; che il Senato non potrà votare la fiducia al governo e che la riforma dovrà essere approvata entro l’inizio di ottobre per poter poi permettere il passaggio finale ad inizio anno prossimo e la consultazione referendaria tra l’estate e l’autunno del 2016. Una ‘road map’ che il presidente del Consiglio ha già illustrato piu volte e che prevede anche un’apertura su alcune richieste provenienti dalla minoranza.

Ma il nodo resta sempre lo stesso: quell’articolo sul quale dovrà pronunciarsi anche il presidente del Senato, Pietro Grasso. Aprire la discussione su questo punto, è il convincimento della maggioranza, vuol dire rimettere in discussione il ddl Boschi. Il premier ritiene che si possa arrivare a un’intesa sui singoli temi con i bersaniani. “I toni dimostrano che non c’e’ uno scontro nel Pd, ma volontà di arrivare a un’intesa” sulla riforma del Senato, dice il presidente del Pd Matteo Orfini alla Festa dell’Unita’. “Credo che sulla Costituzione non si possa chiedere disciplina di partito e che tutte le posizioni siano legittime – ha proseguito – vero è però che la non elettività del Senato c’era sin dall’inizio, l’abbiamo già votata due volte, cambiare quello porterebbe a ricominciare da capo”. Secondo il presidente Pd inoltre “E’ vero che l’unità la deve costruire il segretario, ma dobbiamo sforzarci un po’ di più tutti quanti”.

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