Quirinale: Berlusconi, serve un nome condiviso, è un tema legato alle riforme (ansa.it)

L'USCITA MORBIDA DI NAPOLITANO, SI ACCENDE LA CORSA AL COLLE

Non importa se prima o dopo la riforma della legge elettorale: quel che serve è che sia una “partita condivisa”. Silvio Berlusconi in nome del patto del Nazareno toglie un primo ostacolo a Matteo Renzi dalla lunga corso verso l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Sembra di leggere la parte finale della dichiarazione congiunta tra partito democratico e Forza Italia che lo scorso 12 novembre rilanciava in un momento di alta fibrillazione il patto del Nazareno. “Anche su fronti opposti, maggioranza e opposizioni potranno lavorare insieme nell’interesse del Paese e nel rispetto condiviso di tutte le Istituzioni”, recitava preveggente la nota. E infatti Renzi ha accolto – seppur con prudenza (“il Colle non è nel patto del Nazareno”) – le aperture del Cavaliere senza sbilanciarsi sui suoi passi futuri: “ho sempre ribadito – ha confermato ai suoi in serata – il concetto che la scelta del prossimo presidente debba essere ampia e la più condivisa possibile e questo era ed è il mio mantra”. Il che non significa che il premier si lascerà mai andare a risposte escludenti per altre forze politiche, a partire dal ruolo che possono giocare i grillini o l’emergente Lega di Matteo Salvini che ha deciso di vedere il gioco di Renzi senza rigidità aventiniane: “Se fa un nome positivo ci stiamo. Se Renzi dà qualcosa di bene, lo sosteniamo e lo votiamo”, ha detto.

Quindi il posizionamento delle truppe per la battaglia del Colle è veramente iniziata e il premier non vuole precludersi alcuna alleanza. Lo confermano anche le sue parole di ieri che fanno ben capire quanto per il Quirinale non valga alcun veto o diktat, almeno finche’ la partita non entrerà nel vivo: “Non ho mai detto no a nomi già bocciati, non tocca a me dire nomi o mettere veti. Sarà il Parlamento a decidere ma i nomi vanno espressi con il più ampio consenso possibile”. Quindi – mentre Napolitano è ancora saldo sul Colle e bisognerà aspettare gennaio per vedere le prime vere candidature – tutti ai nastri di partenza, nessuno escluso. Sarà per questo che continuano a circolare nell’astrologia del Quirinale i soliti nomi, da quelli del 2013 come Prodi e Amato, a quelli di genere che vanno dalla Pinotti a Marta Cartabia (giudice costituzionale) fino alla carta magica di Mario Draghi. Ma al di là delle pur divertenti scommesse sui cavalli, la costruzione di una condivisione sul nome di chi darà le carte in Italia per i prossimi sette anni è una cosa serissima. E lo sa bene Silvio Berlusconi che, in affanno da sondaggio, sembra essere il più predisposto a parlare di Quirinale.

“Mi aspetto un percorso di condivisione il quale, al di la’ delle procedure che si seguiranno, consenta a questo Paese di avere un presidente della Repubblica che non sia solo espressione della sinistra, come e’ stato con gli ultimi presidenti, ma sia una figura di massima garanzia e di rappresentanza di tutti gli italiani”, ha spiegato in un’intervista all’Huffington Post. Ma il cavaliere dice qualcosa in più quando sottolinea che si potrà arrivare a un nome condiviso solo “nel quadro di quella collaborazione istituzionale che e’ diversa dalla convergenza politica, che si e’ avviata con il Pd sulle riforme. È evidente che i due temi, poiche’ fanno entrambi parte delle regole e delle garanzie, non possono che andare di pari passo”. Forse per questo Forza Italia, nonostante le parole concilianti di Berlusconi, mantiene alto il tiro: “Il calendario deve essere definito con rigore: prima il Quirinale, poi le riforme istituzionali. Non ci sono alternative”, insiste il Mattinale.

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