Quanto dovrebbe valere l’Expo di Milano 2015 (di Mirko Spadoni da Tmag)

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L’Expo di Milano è ancora molto lontano dal diventare ciò che vorrebbe il premier Renzi: “Il fiore all’occhiello del nostro Paese”. Le opere incompiute e gli arresti, eseguiti dalla Guardia di finanza e dalla Dia, lasciano inquieti. Anche a causa della gravità dei diversi reati ipotizzati (associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio). Ma il presidente del Consiglio è ottimista: “Chi ruba va fermato, ma non si fermano le opere. Si fermano i delinquenti. Non ci lasceremo rubare anche un pezzo del nostro futuro. Lo Stato – ha ribadito martedì – è più grande dei ladri”.

EXPO 2015.Posa della prima pietra al cantiere  di Rho Fiera

Le opere da completare entro dodici mesi
Gli arresti – e il conseguente danno d’immagine – non sono però l’unica nota dolente: nei prossimi 12 mesi, nel sito espositivo di Rho dovrà essere completata la piastra espositiva (l’appalto più grande da completare entro novembre 2014), dovranno essere poi realizzati anche 60 padiglioni, nove cluster tematici, senza dimenticare i manufatti, la ripulitura delle interferenze, le strade, le passerelle, le strutture permanenti e Palazzo Italia, “uno spazio di oltre 12.000 mq, destinato a divenire un luogo-icona simbolo dell’eccellenza e della creatività italiane”. Opere da completare in tempo per non sfigurare dinanzi ai tantissimi Paesi (144) e alle tre organizzazioni internazionali (Cern, Ue e Onu) che parteciperanno all’evento. L’Italia, gli Emirati Arabi, la Cina, la Germania e gli Stati Uniti sono i Paesi che hanno investito di più. Nello specifico: 60 milioni per gli arabi, 40 per i tedeschi e i cinesi, 35 per gli statunitensi.

Quanto vale l’Expo 2015?
Sorge legittima una domanda: quanto vale l’Expo 2015, che secondo le stime ufficiali dovrebbe attirare 20 milioni di turisti? Per il Rapporto di Sostenibilità 2013, moltissimo. L’investimento iniziale di 3,2 miliardi di euro dovrebbe generare una produzione totale addizionale di 23,6 miliardi e un Pil (o valore aggiunto) di 10,1 miliardi di euro. Ottimiste anche le stime di un altro studio, quello condotto dal centro studi CERTeT dell’Università Bocconi (Expo Milano 2015: l’impatto sull’economia italiana) nel periodo 2011-2020, la produzione aggiuntiva complessiva nell’economia italiana potrà ammontare a più di 69 miliardi di euro, “cui – osserva Confindustria, che ha curato una sintesi del rapporto – corrisponde un incremento di valore aggiunto pari a circa 29 miliardi di euro”. Moltissimi anche i posti di lavoro generati (circa 61.000 persone occupate in media ogni anno nel periodo compreso tra il 2011 e il 2020) ed elevato il gettito fiscale dovuto alla produzione totale (11,5 miliardi di euro, ripartiti tra imposte dirette (64%) e indirette (36%).

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Il sistema appalti e la sua (necessaria) riforma
Il tempo stringe e le opere da portare a compimento sono ancora numerose e così le deroghe al codice appalti per i cantieri Expo sono state 80. Ma l’Expo dimostra anche una cosa: l’Italia è molto lontana dal recepire la recente Direttiva del Parlamento e Consiglio europeo 2014/24, che chiede trasparenza nell’assegnazione degli appalti. Tanto per farsi un’idea: la metà dei 959 milioni di lavori finora banditi da Expo 2015 spa (dati dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici) ha previsto procedure negoziate (la vecchia trattativa privata, in sostanza), penalizzando di fatto la concorrenza. Occorre fare qualcosa, perché “solo con una riforma organica – scriveva Giorgio Santilli su Il Sole 24 Ore – il sistema degli appalti potrà rilanciarsi sposando l’interesse generale di infrastrutture realizzate in tempi e costi certi”.

In quanto tempo viene realizzata un’opera in Italia
Tempi e costi certi. L’Italia, nostro malgrado, non è infatti nuova a questo tipo di situazioni, con lavori pubblici che difficilmente vengono realizzati entro i tempi – e i costi – stabiliti. Piccolo inciso: secondo la Corte dei Conti, la corruzione aumenta il costo delle grandi opere per il 40%. I tempi: “Gli interventi di importo inferiore ai 100 mila euro – rilevava il ministero dello Sviluppo economico nel rapporto I tempi di attuazione delle opere pubbliche – sono completati mediamente in 2,7 anni, all’estremo opposto per le opere di importo superiore ai 100 milioni di euro sono necessari 11 anni”. Nello specifico: “la fase di progettazione presenta durate medie variabili tra 1,6 e 4,6 anni, mentre la fase di aggiudicazione lavori oscilla tra 0,3 e 1,0 anno, infine – concludeva lo studio – i tempi medi di realizzazione lavori variano tra 0,7 anni e 5,5 anni”. Molto tempo, forse troppo.

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