Un barcone con centinaia di migranti, forse più di 400, per la maggior parte somali ma ci sarebbero anche etiopi ed eritrei, sarebbe naufragato nel Mediterraneo mentre cercava di raggiungere le coste meridionali dell’Europa. Almeno 200 persone sarebbero annegate al largo dell’Egitto tentando di raggiungere l’Italia. Una tragedia che fa dire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che “c’è veramente bisogno di pensare”, mentre l’Osservatore romano ricorda la visita del papa a Lesbo e sottolinea: “il dramma dei migranti non conosce fine”. E’ prudente il ministro deli esteri Paolo Gentiloni: “Stiamo cercando di avere notizie ulteriori, soprattutto dalle autorità egiziane. In ogni modo è un motivo in più per discutere il ‘migration compact’ preparato dall’Italia”.
La vicenda resta in attesa di conferme ufficiali. Per tutto il giorno si sono rincorse versioni diverse, nulla risulta ancora alle autorità italiane e alla guardia costiera libica. Intanto sei cadaveri sono stati recuperati ieri sera su un gommone carico di profughi diretto verso l’Italia che si trovava nel Canale di Sicilia, a circa 20 miglia dalle coste libiche. Nel corso dell’operazione sono state salvate 108 persone.
A rilanciare per prima la notizia è stata la Bbc in arabo, citando media locali somali: secondo il network, quattro barconi partiti dall’Egitto con a bordo oltre 400 persone si sarebbero rovesciati e delle centinaia di migranti che erano a bordo solo una trentina si sarebbero salvati. Fonti egiziane sostengono però di “non avere al momento informazioni”. Una versione diversa l’ha fornita il il ministero dell’Informazione somalo, correggendo i numeri della Bbc – che erano però stati confermati dal presidente, dal premier e dallo speaker del parlamento in un comunicato nel quale esprimevano condoglianze alle nazione – parlando appunto di “duecento persone annegate”, la maggior parte delle quali di nazionalità somala.
Un’ulteriore versione dell’accaduto emerge dalla testimonianza, fornita al sito somalo Goobjoog News, di un uomo che sostiene di essere sopravvissuto al naufragio. “A bordo – ha raccontato Awale Warsame – eravamo circa 500 ma solo 23 si sono salvati. I sopravvissuti, incluso me, sono rimasti in mare per cinque giorni, aggrappati a dei pezzi di legno del barcone per tenersi a galla prima di essere salvati”. Secondo il racconto dell’uomo, i trafficanti avevano caricato i migranti sul barcone nei pressi di Alessandria d’Egitto il 7 aprile. Il 12 si è verificato l’incidente. “Siamo stati salvati – ha aggiunto Warsame – da una nave filippina nei pressi di un’isola greca”. In serata, un funzionario dell’Unhcr, Beat Schuler, ha riferito all’emittente svizzera Srf di 40 sopravvissuti: “Sappiamo che ci sono 40 sopravvissuti e che 460 persone potrebbero essere state sull’imbarcazione partita dall’Egitto”, ha detto, specificando che si tratta di una notizia che arriva da Malta.
Il prefetto Vittorio Piscitelli, Commissario straordinario del governo per le persone scomparse ha fatto sapere che “la nave incaricata dalla Marina militare di effettuare il recupero del peschereccio, carico di migranti, affondato esattamente un anno fa al largo delle coste libiche, è in navigazione verso quella zona di mare. Le operazioni si dovrebbero concludere con l’aggancio e il trasporto di questo relitto nel porto di Augusta, verso la fine del mese di aprile. Poi comincerà il lavoro di recupero dei corpi dal barcone, per metterli a disposizione delle squadre di medici legali”, ha detto a Voci del Mattino di Radio1 Rai. “Sul numero dei morti non esistono cifre attendibili – ha sottolineato Piscitelli – Qualche superstite parlava di 700-800 persone nel barcone. Noi, fuori dalla nave, abbiamo trovato 169 corpi,
mentre la Marina militare, valutando le dimensioni dello scafo, ha stimato che nella stiva possano esserci dai 200 ai 400 corpi. Certo, visto come gli scafisti trattano gli immigrati, il rischio che il numero sia più elevato esiste ma ovviamente ci auguriamo che non sia così”.
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