06 AGOSTO 2021 1 MINUTI DI LETTURA
da Repubblica
TOKYO. Marcell Jacobs rende possibile quel che fino ad oggi per noi era impensabile. Re Mida della pista, ciò che tocca coi piedi diventa oro. È talmente in forma che se gli facessero correre i 42 chilometri della maratona forse tornerebbe a casa con la terza medaglia. L’Olympic Stadium è la sua ostrica. “De-sen-za-no”, scandivano i giornalisti italiani ieri sera ai colleghi inglesi che Jacobs non l’hanno visto arrivare e ancora non hanno capito dove è cresciuto. Si confondono perché è nato a El Paso, in Texas, da madre italiana e padre americano, un marine che dopo pochi mesi si è trasferito in Corea abbandonando lei e il neonato Marcell. Piano piano, quel rapporto che padre e figlio non hanno mai avuto lo stanno recuperando.
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Nella staffetta Jacobs è in seconda frazione, sul rettilineo, perché in curva gli si infiammano i tendini. Cambio perfetto, falcata sciolta, frequenza alta. “Ascolta il suo corpo, finalmente si fida e lo lascia andare”, dice il suo allenatore Paolo Camossi, riassumendo con un po’ di filosofia l’alchimia del successo che tanto genera illazioni sulla stampa anglosassone. L’Italia della velocità non è mai stata così veloce, così vincente. Scrive la Storia nei 100 e poi la riscrive cinque giorni dopo nella 4×100. Jacobs, che a 26 anni ha tre figli e il primo lo ha avuto a 19, è un ragazzo maturo. Siamo la nuova Giamaica, Marcell? “Macché nuova Giamaica, siamo l’Italia e la più forte di sempre”, risponde dopo la finale. “Due medaglie d’oro a un’Olimpiade è fantastico, non ho realizzato la prima, figuriamoci questa”. Arriva a dire che l’oro nella staffetta “vale forse di più del mio individuale”. Difficile sapere se ci creda davvero o se in una notte troppo splendida anche i paragoni diventano euforici.
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Di vero c’è il fattore Jacobs. L’impresa di domenica scorsa è stata un elettroshock per la nostra atletica. Adesso quando scende in pista o in pedana uno con la divisa dell’Italia, ti aspetti che accada qualsiasi cosa. “Io e Gimbo abbiamo dato uno stimolo a tutti, anche altri azzurri di altri sport ci hanno detto che li abbiamo gasati tanto”. Domani Jacobs porterà la bandiera italiana sfilando nella sua ostrica durante la cerimonia di chiusura. Mamma Viviana, da De-sen-za-no del Garda, è due volte contenta: “Per lui è un onore essere l’uomo che rappresenta l’Italia. Grandi soddisfazioni, non voglio dire perché è di colore…ma anche perché lo è!”.
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