Una nuovo ceppo di Plasmodium falciparum, il parassita responsabile della malaria, resistente all’artemisinina si sta diffondendo nell’Asia del sudest e ha raggiunto il confine tra Cambogia e Thailandia. Lo rivela un team di ricercatori inglesi in uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. Gli esperti avvertono la necessità di un’azione radicale per prevenire un’ulteriore trasmissione di questi parassiti resistenti ai farmaci.
Lo studio ha analizzato campioni di sangue di 1.241 persone affette da malaria, provenienti da 10 Paesi tra Asia e Africa.
Prove di resistenza ai farmaci non sono state riscontrate nei tre siti africani scelti: Kenya, Nigeria e Repubblica democratica del Congo. Al contrario, i ricercatori hanno scoperto che in Thailandia, Vietnam, est del Myanmar e nordovest della Cambogia il parassita ha sviluppato una resistenza all’artemisinina, principio attivo molto potente impiegato nella lotta alla malattia. Inoltre, primi segni di resistenza sono stati registrati anche nel sud del Laos, nel nordest della Cambogia e nelle aree centrali della Birmania.
Come spiegato dagli autori, la diffusione della resistenza all’artemisinina e quindi ai farmaci basati su questo principio attivo potrebbe vanificare tutti gli sforzi fatti finora nella lotta a questa malattia ed è quindi necessaria un’azione radicale per prevenire un’ulteriore trasmissione di questi parassiti resistenti ai farmaci.
Attualmente, aggiungono gli esperti, sono in studio diversi farmaci che però non saranno disponibili ancora per diversi anni.
Tra questi, il farmaco KAE609 (cipargamina) di Novartis, ha dimostrato risultati promettenti in uno studio di fase II da poco pubblicato sul New England Journal of Medicine.
“La crescente resistenza all’artemisinina, hanno spiegato gli autori dello studio, rappresenta una minaccia per i nostri attuali trattamenti antimalarici e, pertanto, ostacola i tentativi di controllare ed eliminare la malaria causata dal P.falciparum. È per questo che abbiamo importanti aspettative su KAE609: è, da più di 20 anni a questa parte, il primo nuovo candidato farmaco antimalarico con un meccanismo d’azione completamente nuovo a raggiungere lo sviluppo clinico di fase II”.
“Inoltre, spiegano i ricercatori, alla luce dell’aumento dei casi di resistenza all’artemisinina, la monoterapia con questo farmaco deve essere fortemente sconsigliata ed è necessaria un’azione radicale per prevenire un’ulteriore trasmissione di questi parassiti resistenti ai farmaci”.
Elizabeth A. Ashley et al., Spread of Artemisinin Resistance in Plasmodium falciparum Malaria, Engl J Med. 2014;371:403-423, 474-475
Pharmastar 1 Agosto 2014
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