Le imprese continuano ad innovare, nonostante la crisi, ma riducono la spesa dedicata. Come emerge dai dati Istat, nel triennio 2010-2012, il 51,9% delle imprese italiane con 10 o più addetti ha svolto attività innovative. La maggiore propensione innovativa – spiega l’istituto di statistica – si risconta nell’industria, dove il 58,4% delle imprese ha introdotto innovazioni contro il 49,4% di quelle attive nei servizi e il 37,6% delle imprese nel settore delle costruzioni. I settori industriali più innovativi sono la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (91,8%), l’industria farmaceutica (89,5%) e quella chimica (81,6%). Nei servizi, i settori con la maggiore capacità innovativa sono le assicurazioni (92,5%), la ricerca e sviluppo (86,5%) e la produzione di software (78,4%). La propensione all’innovazione tende a crescere con la dimensione aziendale: la percentuale di imprese innovatrici passa dal 49,3% nella fascia di imprese 10-49 addetti al 68,8% in quella 50-249 addetti, fino a raggiungere l’82,5% nelle grandi imprese
“Le imprese che hanno svolto attività di innovazione finalizzate all’introduzione di innovazioni di prodotto o processo – spiega ancora l’Istat sono state 58.021, pari al 35,5% dell’universo considerato”. Tra queste, la maggior parte (il 33,5% del totale) ha introdotto con successo sul mercato o nel proprio processo produttivo almeno un’innovazione di prodotto o processo; il rimanente 2% è costituito, invece, da imprese con attività di innovazione abbandonate o ancora in corso alla fine del 2012.
Ma la spesa è in calo
Tuttavia risulta in calo la spesa sostenuta dalle imprese per l’innovazione. Nel 2012 le imprese con almeno 10 addetti hanno investito complessivamente 24 miliardi di euro per l’innovazione, con una spesa media per addetto di 6.300 euro (in flessione rispetto ai 7.700 euro del 2010). Sotto il profilo settoriale, la spesa per addetto varia notevolmente: al primo posto si colloca l’industria (8.300 euro per addetto), seguono i servizi (4.200 euro per addetto) e le costruzioni (3.000 euro per addetto). Nell’industria i valori di spesa più elevati si registrano nella farmaceutica (19.300 euro), nella fabbricazione di altri mezzi di trasporto (19.200 euro) e nell’industria elettronica (15.600 euro). Livelli di spesa per addetto superiori ai 10.000 euro si rilevano anche nel settore della fabbricazione di autoveicoli e in quello estrattivo.
La ricerca (R&S) – fa notare l’Istat – rappresenta quasi la metà della spesa complessiva (con il 39,4% relativo alle attività intra-muros), mentre gli investimenti in macchinari e altre tecnologie materiali coprono il 36,6%. La parte restante della spesa è composta da: investimenti immateriali, quali il design (6,6%); altre attività innovative come il marketing per il lancio di nuovi prodotti e la formazione del personale mirata per l’innovazione (complessivamente il 6,8%); acquisto di tecnologia immateriale come brevetti, licenze, know-how e servizi di consulenza (2,1%).
(fonte: Istat)
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