LE CATEGORIE DEL ‘900 PER CAPIRE QUELLO CHE ACCADE OGGI

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Ancora attoniti per la tragedia avvenuta in Spagna, ecco che ci arriva addosso un’altra legnata: gli attentati in Belgio. E siamo costretti dalle notizie, che si accavallano come onde in burrasca, ad affannarci per capire e reagire. Nel frattempo il Presidente Obama tiene il suo discorso all’Avana e afferma che con la fine delle ostilità tra Cuba e Stati Uniti d’America, va in archivio l’ultimo pezzo della “guerra fredda”. La guerra era definita fredda perché i due blocchi, quello Atlantico e l’altro del patto di Varsavia, si fronteggiavano in tanti focolai regionali ma senza tracimare in uno scontro aperto, diretto e mortale, dato il reciproco possesso delle armi nucleari. E sì che c’erano stati momenti durissimi come la crisi dei missili a Cuba e poi la guerra in Vietnam. Ma c’era un ordine mondiale che reggeva malgrado tutto.

Ad un certo punto è cominciato il subbuglio, anche nel nostro Paese e prima che nascesse l’Europa monetaria. In Italia nel 1969 cominciano gli attentati: piazza Fontana, San Benedetto Val di Sambro, Brescia, poi l’assassinio di Aldo Moro ed infine la Stazione di Bologna. Non è errato pensare che la strategia della tensione fu la risposta alla forte spinta per i diritti civili che si era espressa nei referendum sul divorzio e sull’aborto. Fu la risposta alla grande avanzata delle sinistre del 1975 e 1976, alla richiesta di cambiamento che nasceva dal basso e si affermava con una forza irresistibile. Alla fine degli anni ’80 cade il muro di Berlino e il 31 Dicembre 1991 si dissolve l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L’occidente ha vinto, il capitalismo pure, le teorie economiche liberiste hanno avuto ragione dell’economia di stato, del collettivismo e del comunismo. Già, ha vinto la democrazia sulla dittatura. Il crollo del muro di Berlino apriva una nuova era di libertà e di pace in tutto il mondo.

Non è stato così, almeno finora. Le democrazie occidentali, e non le dittature orientali, hanno inteso esportare la “democrazia” nel punto nevralgico del medio oriente. Abbiamo visto come è finita in Iraq. E prima dell’Irak c’era stato l’Afganistan, il “Vietnam” russo che aveva accelerato la fine dell’URSS. In mezzo l’11 Settembre delle torri gemelle. E ancora gli attentati di Madrid e Londra. Il mondo è divenuto più instabile, le guerre sono diventate più feroci e incontrollabili. Il liberismo globalizzato, oramai padrone assoluto del campo, ha accentuato ingiustizie e differenze sociali. Migrazioni e crisi economica sono esplose in un lampo. La guerra in medio oriente, che a fasi alterne dura da più di duemila anni, ha generato un’altra terribile guerra, sghemba, asimmetrica, la più pericolosa non tanto in termini di morti quanto per l’ “effetto paura”: vi ammazziamo quando e come ci pare e nelle vostre città non sarete più al sicuro. E l’Europa e l’Italia son costrette a investire risorse straordinarie nella sicurezza, sottraendole al lavoro, alla scuola, alle politiche sociali e agli ospedali. E dovremo ancora spenderne.
E i tempi saranno ancora duri tra crisi e insicurezza delle frontiere. Vedi la Libia che rischia di diventare l’avamposto del terrorismo alle porte di casa nostra. Il filosofo Mario Tronti, nel suo recente libro “Dello spirito libero”, afferma: “si dice che le categorie del Novecento non siano in grado di capire il presente. Falso. Solo il Novecento ci fa capire il dopo; solo chi lo ha attraversato e sofferto, tutto intero, può interpretare il presente con strumenti affilati”. Quanto accade è incubato nel Novecento ed è lì che bisogna guardare per correggere gli errori e trovare le soluzioni che dovranno fare i conti con una più equa distribuzione della ricchezza e una ripresa della politica di distensione. Se a Cuba ci si apre, in medio oriente non ci si può chiudere. Sarà una Pasqua amara, nel ricordo delle nostre ragazze cadute in Spagna e della nostra famiglia europea così duramente colpita in Belgio. Eppur bisogna vivere e andare avanti, malgrado la bufera. FC

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