L’articolo sulla spesa sanitaria pubblica in Italia è tratto da tmag (magazine di Tecnè), ma prima segnaliamo uno “spreco” di danaro pubblico evitato grazie ad una nostra segnalazione. Sicuramente la Regione Lazio non ha grandi margini di manovra sulla spesa sanitaria in quanto è noto il suo enorme debito ma, malgrado ciò, la spesa sanitaria è ancora notevole e, talvolta, viziata da interventi inopportuni. Nel mese di febbraio furono trovate rotte due o tre tegole sotto l’ex convento dei cappuccini attiguo all’ospedale di Gaeta. Immediatamente l’Ufficio Tecnico decise di effettuare il consolidamento statico dell’intero tetto per una spesa di 195 mila euro IVA esclusa. E’ il caso di ricordare che l’opera è stata ristrutturata circa sei anni fa. Ci chiedemmo se quei lavori fossero effettivamente indispensabili. In un lampo furono montati ponteggi attorno all’intero edificio. Come si sa questi ponteggi hanno un costo giornaliero di noleggio. Scrivemmo su questo sito e sui giornali. Ad un recente sopralluogo effettuato qualche settimana fa la scena è cambiata completamente. I ponteggi sono stati smontati, una piccola parte è rimasta parte solo su di un lato.
A quanto ammonta la spesa sanitaria pubblica in Italia? A circa circa 111 miliardi di euro, pari cioè al 7 per cento del Pil e a 1.867 euro annui per abitante (dati contenuti nel rapporto Noi Italia dell’Istat relativi al 2012). La spesa pubblica sanitaria misura quanto viene destinato per soddisfare il bisogno di salute dei cittadini in termini di prestazioni sanitarie ed è, a ben vedere, molto inferiore rispetto a quella dei nostri partner europei. “A fronte dei circa 2.345 dollari per abitante, in parità di potere d’acquisto, spesi in Italia nel 2011, di poco inferiore alla spesa sostenuta dalla Finlandia (2.477 dollari pro capite) e poco più della Spagna (2.244 dollari pro capite) – spiega l’Istat –, il Regno Unito spende quasi 2.821 dollari pro capite, mentre Francia e Germania superano i 3.000 dollari, con importi pro capite rispettivamente di 3.204 e 3.436 dollari. Il livello di spesa più alto si registra per i Paesi Bassi (4.055 dollari pro capite), quello più basso per la Polonia (1.021 dollari pro capite)”. Sono dati che assumono una certa rilevanza, considerate le affermazioni pronunciate martedì dal premier Matteo Renzi agli Stati Generali della Salute. “È evidente che la revisione della spesa vada fatta, tutti lo sanno”. Per poi aggiungere che se questo significa che ci saranno tagli anche alla sanità “vuol dire che un manager della Asl non supererà il tetto degli stipendi pubblici”.
Il governo mira ad una razionalizzazione della spesa che negli annunci del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, consiste in interventi contro gli sprechi (no ai tagli lineari) che, secondo le previsioni, dovrebbero fruttare circa dieci miliardi di euro in tre o quattro anni, risorse da reinvestire proprio nel settore della sanità.
I dati Istat
Nel 2011 – fa sapere l’Istat –, la spesa sanitaria pubblica corrente in Italia è stata di 1.849 euro per abitante, abbastanza in linea con quanto osservato per le ripartizioni del Nord-ovest (1.873 euro per abitante) e del Nord-est (1.841 euro per abitante); nettamente al di sopra del valore medio nazionale si colloca la ripartizione del Centro (1.931 euro per abitante), mentre per il Mezzogiorno la spesa pro capite è decisamente inferiore alla media nazionale (1.788 euro). La regione Valle d’Aosta registra la spesa pro capite più elevata (2.221 euro), seguita dalla provincia autonoma di Bolzano (2.199 euro) e dal Molise (2.079 euro). La spesa per abitante risulta invece più contenuta nel Veneto (1.737 euro), Campania (1.748 euro) e Sicilia (1.755 euro). I livelli di spesa per abitante sono dunque molto variabili, a testimonianza sia di condizioni socio-economiche diversificate, sia di diversi modelli di gestione del sistema sanitario regionale.
Su base nazionale, il 36,4 per cento della spesa sanitaria pubblica corrente è destinato a servizi in regime di convenzione, mentre ben oltre la metà (57 per cento) riguarda la fornitura di servizi erogati direttamente. Anche a livello di singola regione si riscontra una prevalenza della spesa per servizi sanitari forniti direttamente, pur osservando una quota più elevata di spesa per servizi in regime di convenzione per le regioni Lombardia (42,9 per cento), Campania (42 per cento) e Lazio (42,1 per cento). “In Italia – conclude l’analisi del Rapporto –, la spesa in convenzione è indirizzata in prevalenza verso l’assistenza farmaceutica (24,4 per cento), l’assistenza medica di base e specialistica (28,4 per cento) e le prestazioni fornite dalle case di cura private (23,5 per cento)”.
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