La presa di posizione su Assaiante

Benedetto-Assaiante

La presa di posizione su Benedetto Assaiante.

Durante la conferenza stampa sul piano d’indirizzo dell’ASL mi è stato chiesto di commentare il coinvolgimento del Partito Democratico, attraverso Benedetto Assaiante, nelle vicende giudiziarie della precedente amministrazione di Michele Forte. Già qualche giorno prima il quotidiano Latina aveva fatto il “copia incolla” utilizzando il nome di Assaiante per dire che anche il Partito Democratico era coinvolto nello scandalo. Ho semplicemente risposto che Assaiante non era iscritto in quanto proprio in occasione del congresso per l’elezione del Segretario nazionale, avvenuta nel novembre del 2013, la sua richiesta d’iscrizione era stata contestata a norma dello Statuto in seno alla commissione provinciale per il congresso. In quell’epoca Assaiante aveva già aderito al gruppo provinciale del PD senza che alcuno, in sede provinciale, sollevasse obiezioni ma la contestazione fu poi sollevata nella commissione provinciale per il congresso che concluse di rifiutare la tessera ad Assaiante in quanto lo stesso aveva partecipato alle elezioni amministrative di Formia in una lista antagonista del Partito Democratico. In questi casi lo Statuto non consente, di aderire al PD, prima che sia trascorso un anno. Questi sono i fatti. Nel caso di Assaiante e di tutti gli altri coinvolti nell’inchiesta stiamo parlando di persone sottoposte ad indagini e non di rinviati a giudizio e né tantomeno di condannati. Io auspico ed auguro a chi non ha commesso reati di poter dimostrare la propria innocenza. Al contempo stesso non si può tollerare la speculazione politica e la solita conclusione del fan tutti schifo: siccome tizio è indagato allora è colpevole e siccome è iscritto al PD anche questo partito e chi ne fa parte e chi lo vota sono tutti colpevoli.

Nel novembre scorso, in molti casi, l’adesione al PD, resa possibile anche durante lo svolgimento delle primarie per l’elezione del Segretario nazionale, fu contrassegnata da gravi fenomeni di correntismo. Ci furono, secondo la migliore tradizione del nostro paese, riposizionamenti, trasformismi e mascheramenti alla faccia del cambiar verso di renziana memoria. Chiesi in quel contesto il blocco del tesseramento su Formia. Questi fatti non furono resi pubblici perché riguardavano la vita interna del Partito Democratico. Sono fermamente convinto che il Partito Democratico non è ancora giunto ad un assetto definitivo sia sotto il profilo valoriale e politico, che sotto l’aspetto organizzativo. Ciò accade perché siamo in una fase di transizione. Oggi nessuna formazione politica può definirsi modello futuro di partito. Nemmeno il 5stelle che è una formazione giovanissima. Detto ciò assieme a tanti altri compagni e amici ci si impegna affinchè il PD non sia un partito “prendi tutto” ma abbia una ben definita fisionomia culturale, valoriale, morale e politica di sinistra. Il PD, ora, è parte integrante del Partito Socialista Europeo. Venendo ai fatti locali. I partiti, tantomeno il PD, debbono divenire tutt’uno con le amministrazioni o le rappresentanze pubbliche.

Se ciò fosse basterebbero i Consiglieri Comunali, gli Assessori, i Sindaci a rappresentare gli orientamenti politici e si potrebbero tranquillamente chiudere le sedi dei partiti. I partiti come i sindacati e le altre organizzazioni di categoria, le associazioni di volontariato, sono i cosiddetti corpi intermedi della società democratica. Se dovessero scomparire finiremmo vicinissimi al pensiero unico e all’autoritarismo del leader. Noi non siamo per un partito del capo. Noi siamo per un partito che faccia della partecipazione il cardine della sua funzione e sia cerniera tra la società e i governanti, un partito che partecipi consapevolmente alle scelte di governo e, quando ritiene, possa anche criticarle. Questo compito è essenziale altrimenti si vivrebbe una separazione deleteria tra istituzioni e società. All’indomani delle elezioni amministrative, vinte nel 2013, il Partito Democratico non ha dato alcuna indicazione nella nomina degli Assessori come d’altronde prescrive la Legge elettorale vigente.Queste argomentazioni non sono alla portata di chi ha deciso di partecipare al confronto con un fucile sempre carico di attacchi deteriori, insulti e sberleffi. Vale per essi il “cogito cartesiano” che non è “io penso e dunque sono” ma “ io insulto e dunque sono”. FC

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