Sono 1878 i medici che dovrebbero rientrare in servizio a seguito del decreto legge che ha anticipato all’1 novembre la scadenza dell’obbligo di vaccinazione anti-Covid per i professionisti sanitari, ma a decidere in quali reparti e servizi andranno, spetterà alle Direzioni Sanitarie. Meglio lavarsene le mani. Tutti i vaccini vengono realizzati, ormai da qualche secolo, secondo il principio di stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi e dunque a fronteggiare meglio alcune temibili malattie, riducendone i rischi di morbilità e mortalità.
Ci sono molte categorie di lavoratori che se non vaccinati contro il Tetano, non possono lavorare. Ecco qui un elenco: operai addetti alla manipolazione delle immondizie, operai addetti alla fabbricazione della carta e dei cartoni, lavoratori del legno, metallurgici e metalmeccanici, lavoratori agricoli, pastori, allevatori di bestiame, stallieri, fantini, conciatori, sorveglianti e addetti ai lavori di sistemazione e di preparazione delle piste negli ippodromi, spazzini, cantonieri, stradini, sterratori, minatori, fornaciai, operai e manovali addetti all’edilizia, operai e manovali delle ferrovie, asfaltisti, straccivendoli.
L’elenco non si ferma qui, ci sono molti altri lavoratori che per lavorare devono vaccinarsi.Ci sono poi ben 10 vaccinazioni cosiddette obbligatorie ( antidifterica, antitetanica, antiepatite virale B, antipertosse, ecc.) che vengono praticate ai bambini, finanche nel primo anno di vita e senza le quali non potrebbero andare a scuola. Pertanto i medici non vaccinati potranno rientrare al lavoro , mentre i lavoratori citati nell’elenco, se non vaccinati, restano a casa, idem per i bambini. Intorno a questi temi così delicati, starnazzano le “anatre del Campidoglio”. F.C.
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