Jobs Act: controversie

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Il governo contrattacca sulla riforma del Lavoro varata venerdì scorso. La maggioranza del Pd non accetta le accuse della minoranza e dei sindacati. Nel mirino del premier Matteo Renzi finisce il leader del Fiom, Maurizio Landini: “Un sindacalista che fa politica? – dice il premier – Non è il primo. Sul Jobs Act ognuno può avere l’opinione che vuole, ma se la si butta in politica è difficile pensare che tutte le manifestazioni non fossero propedeutiche all’entrata in politica”.

Renzi, poi, ricara la dose: “Non credo che Landini abbandoni il sindacato, è il sindacato che ha abbandonato Landini. Il progetto Marchionne sta partendo, la Fiat sta tornando, meno male, a fare le macchine. La sconfitta sindacale pone Landini” nel bisogno di cambiare pagina il suo impegno in politica è scontato – ha detto il premier durante la trasmissione In mezz’ora. “Sulla partita tra chi diceva che la Fiat è finita e chi diceva diamo fiducia a Marchionne- spiega Renzi -, il dato è che la Fiat sta tornando ad assumere”. Il premier si riferisce all’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, in cui il leader della Fiom parla di una nuova “coalizione sociale”.

Landini non ha risposto a Renzi, ma ha poi diffuso in serata una nota: “La prima pagina del Fatto Quotidiano di domenica 22 febbraio 2015 mi attribuisce un’affermazione non pronunciata e perlomeno forzata: ‘adesso faccio politica’ con tanto di virgolette che la rendono fuorviante. Perché rimanda più esplicitamente all’impegno di tipo partitico o elettorale, che come si può correttamente leggere nell’intervista pubblicata all’interno del giornale non è proprio presente”. Del resto nell’intervista si spiega che la “sfida a Renzi” per il sindacato, oltre alla “normale azione contrattuale”, consiste nella creazione di una coalizione sociale che superi i confini della tradizionale rappresentanza sindacale, capace di unificare e rappresentare tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare”. L’intervista di Landini ha comunque provocato una certa freddezza nella Cgil, espressa dal portavoce di Susanna Camusso, Massimo Gibelli. “Auguri a Landini se vuol fare politica, ma la Fiom è un’altra cosa”.

Jobs Act. In mattinata erano arrivate le reazioni del big del partito alle critiche mosse dalle parti sociali e dalla sinistra interna al partito: “Il testo del Jobs act – ha detto il vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani – è stato largamente condiviso anche con la minoranza Pd. Mi fa piacere, poi che Ncd esulti per una riforma di sinistra”.

Attraverso twitter arriva anche la risposta del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Del Rio. Che linka l’intervista rilasciata a Repubblica.

Laura-Boldrini

Lavoro, Boldrini
contro
“l’uomo solo
al potere”
di SILVIO BUZZANCA

“Credo nei ruoli intermedi, associazioni, sindacati. Dunque, l’idea di avere un uomo solo al potere, contro tutti e in barba a tutto a me non piace perché non rispetta l’idea di democrazia”. Laura Boldrini, si schiera contro le riforme e le tattiche politiche di Matteo Renzi. Un giudizio negativo che la presidente della Camera estende anche alle procedure seguite per il varo definitivo del Jobs Act. “Ci sono stati anche dei pareri, non favorevoli, da parte delle commissioni di Camera e Senato, e forse sarebbe stato opportuno tenerli nel dovuto conto”, dice, infatti, la Boldrini. Che conclude il suo affondo criticando anche un altro caposaldo delle narrazioni renziane: il taglio ai costi della politica. Bisogna essere “trasparenti, tagliare dove si può, essere più sobri. – spiega la presidente della Camera – Ma le istituzioni hanno anche un costo, perché rappresentano la democrazia ed è giusto investire su di esse; però al netto di tutti gli sprechi”.
Alla Boldrini che parla di Jobs act arriva la replica del leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano che rivendica la vittoria: “Ci hanno criticato i sindacati di sinistra, la Camusso, Landini, la presidente della Camera in veste più politica che istituzionale. Se ci danno torto loro abbiamo ragione noi”. Ma sul Jobs Act continunao le polemiche nel Pd. Stefanno Fassina, infatti accusa Renzi di avere “tradito” l’odg votato dalla direzione del partito, mentre Gianni Cuperlo annuncia che la “battaglia contro un eccesso di delega dovrà proseguire”.

Oggi su Repubblica questa chiacchierata con Alessandra Longo. sabato a Roma bella assemblea dei territori di SinistraDem. Sul sito trovate tutta la registrazione audio-video. Buona giornata.

Cuperlo, voi di SinistraDem avete gridato ancora una volta contro il Jobs Act, più utile, secondo voi, a licenziare che non ad assumere. però Renzi dice: E’ tutta roba di sinistra….

Noi di SinistraDem soprattutto non lo abbiamo votato e i decreti del governo ci hanno dato ragione. La norma sui licenziamenti collettivi è un eccesso di delega. Mentre demansionamenti e assenza di proporzionalità nei licenziamenti disciplinari fanno arretrare i diritti di chi lavora e aumenteranno le discriminazioni per i nuovi assunti. Quanto alle cifre, tra i benefici che si avrà ad assumere nel 2015 e i costi da sopportare nel licenziare un anno dopo il saldo a vantaggio dell’impresa sarà di 971 euro. La questione è sempre la stessa: la via per creare nuovi occupati non è l’intervento sulle regole del mercato del lavoro perché è come cambiare l’olio alla macchina senza metterci la benzina. Devi agire sugli investimenti e sul rilancio della domanda. Devi usare il credito d’imposta per le imprese che fanno innovazione e ricerca. Devi prevedere la decontribuzione solo per chi offre una occupazione aggiuntiva.

Anche la presidente Boldrini ha mosso critiche. Ma non si è salvata neppure lei. Renzi dice: problemi suoi, noi andiamo avanti con il programma.

Consiglierei rispetto verso la presidente della Camera. Le commissioni lavoro hanno espresso un parere votato da tutto il Pd. Si dice che non era vincolante. Ma quale concezione si ha del Parlamento e del proprio stesso gruppo? Quello di un mero esecutore di ordini? Temo sia un errore serissimo.

Ammetterà che la domanda nevralgica è sempre la stessa: che ci fate ancora nel Pd. Non avverte il rischio di finire in caricatura. Gridate gridate e poi il partito va dalla parte opposta

Sabato a Roma sono arrivati 500 militanti e dirigenti dell’associazione SinistraDem da quasi tutte le regioni. E non per lamentarsi o gridare ma per dire che senza la sinistra il Pd rischia moltissimo. E’ gente carica di passione che non si nasconde gli errori di prima e vede i limiti di adesso. Hanno chiesto parole di serietà sulla Libia, un’agenda parlamentare sulla buona crescita e sui diritti e la responsabilità della persona. Di fare del contrasto alla povertà la priorità di un governo che se ne cura poco e male. Di ripristinare Mare Nostrum, riconoscere lo Stato di Palestina, discutere l’Europa dopo l’austerità. C’erano amministratori strangolati dai tagli e operai, insegnanti, precari che ci dicono “stiamo qui se questa è ancora la sinistra”. Ascoltare questo mondo è decisivo anche per il governo.

In compenso se lei non è felice, Alfano, Sacconi e Quagliariello sono orgogliosi di come è andata a finire. Adesso pensano di rilanciare sui temi della famiglia che, ovviamente, è composta da un uomo e una donna

Ecco perché un nuovo centrosinistra va costruito. Le differenze e esistono e i diritti umani e civili sono una frontiera di civiltà. Su questo ci vediamo in Parlamento e nel Paese.

L’articolo 18 può essere reintrodotto da una legge di iniziativa popolare o queste sono solo paturnie dopo la sconfitta?

Stanca ripeterlo ma quell’articolo aveva un effetto deterrente. Oltre ai numeri delle cause contava il principio. Adesso si è messo nella mani dell’impresa un potere che prima non aveva. Io penso sia un errore e che vada corretto.

Invece di lasciar perdere rilanciate sulla legge elettorale o sbaglio?

Ma mica è uno scambio. La legge elettorale e la riforma costituzionale si devono migliorare. Una via è ridurre i capolista bloccati. Va bene il premio alla lista ma perché non introdurre l’apparentamento al ballottaggio anche per favorire la partecipazione?

Voi ripetete i vostri mantra ma Renzi tira dritto. C’è da credere che farà così anche con la riforma costituzionale…

Spero di no perché sarebbe un danno per la Costituzione. Avere usato il patto del Nazareno come una gabbia impedendo al Parlamento di migliorare quel testo rende la riforma meno solida. Lo ripeto al premier, devi avere più fiducia nei tuoi gruppi parlamentari. Quando lo hai fatto, come su Mattarella, non te ne sei pentito.

Del Rio dice che voi avete un problema con la modernità.

Ho visto che cita anche la CDU come modello ma gli ricordo che il suo partito sta nel PSE. Comunque gli ho risposto ieri prima di andare a caccia con l’arco per procurare il cibo del pranzo e gli ho detto che la critica mi sembrava ingenerosa. Non si è più moderni se si cancella la sinistra.

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