Oggi abbiamo invitato i colleghi della stampa e gli amici del giornale in redazione (ore 12) per raccontare tutte le volte che non siamo stati ascoltati. Tutte le volte che i giornalisti de l’Unità hanno denunciato la malagestione del giornale, l’assenza di un progetto serio, la mancanza di trasparenza e di solidità aziendale, hanno avuto come risposta solo un’alzata di spalle. Fino all’ultimo, scandaloso episodio di un’azionista di FI nella nostra società: ultimo atto di una progressiva parabola discendente, che ha portato il giornale sull’orlo del baratro.
Oggi se ne sono accorti tutti, perché i fatti sono testardi e alla fine si prendono le loro ragioni. Proprio noi, che avevamo ragione dall’inizio, rischiamo di pagare caro questo sistematico disegno di dismissione. Noi, con voi lettori che ci seguite dimostrando affetto e solidarietà verso una testata che non ha eguali in Italia quanto a storia radicata nel mondo della sinistra, nella militanza politica. Il rischio è che il giornale fallisca se entro luglio non arriva un’offerta credibile per rilevare l’attività. I due liquidatori hanno dato al Cdr un quadro allarmante della situazione.
Da mesi si rincorrono dichiarazioni pubbliche di impegno e attenzione alle vicende che coinvolgono il giornale fondato da Antonio Gramsci. È arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. Chi volesse aspettare il fallimento, per agire magari un minuto dopo, sappia fin da ora che a quel punto non si salverebbe l’Unità ma solo una scatola vuota. Sarebbe una sconfitta per tutti.
IL CDR
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