Sala piena. Appassionati, colleghi, amici, un gruppo di giovani poeti e scrittori cresciuti con lui. Grazie a Rodolfo Di Biasio, protagonista sabato dell’ultimo incontro della stagione di “Confronti”, la poesia si è ripresa il suo spazio. Al centro “Mute Voci Mute”, l’ultimo suo lavoro. Il poemetto, edito da Ghenoma, prende le mosse dai versi di un’antica rogazione medievale: “A peste, fame et bello libera nos”. Molti secoli sono trascorsi da allora ma la peste, la fame, la guerra sono ancora lì ad agitare i nostri percorsi: la peste dell’anima e del mondo (l’inquinamento); la fame che attanaglia larghe fette di pianeta a cui fa da contraltare la cupidigia dell’uomo sedotto dalle spire del progresso; la guerra che aggiorna ed amplia le statistiche di morte della storia.
I temi che hanno accompagnato la carriera poetica di Rodolfo Di Biasio trovano dimora in un poemetto di straordinaria qualità artistica, frutto di una coraggiosa revisione di versi che il poeta ha pubblicato in altre opere e altri tempi e che oggi assembla e aggiorna, per renderli pronti alle sfide del presente, a ribadire che “La poesia scrive riscrive la sua storia” per dare forza alla sua missione di sempre: aiutare l’uomo a capire se stesso… e magari, a scoprirsi meno solo.
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