Nel “turbinio della vita moderna”, quella del “correre,correre…per andar dove? (Mario Rigoni Stern), nell’oblio della vita liquida (per chi non vive addirittura evapora) ed istantanea, ci fermiamo un attimo per tornare coi piedi fermi all’analisi del nostro essere e divenire. E’ indispensabile perchè altrimenti veniamo trascinati via senza riflettere e comprendere dove siamo diretti. Il 6 febbraio è stato ricordato Mario Buceti. Potete vedere dai filmati il senso, la partecipazione e le parole con le quali è stato ricordato. Hanno chiesto anche a me di ricordarlo per la militanza politica degli ultimi anni. Quando morì mi parve giusto sintetizzare la sua storia, soprattutto quella ultima e dolorosa, con una frase: “se n’è andato come un vecchio partigiano”.
Non era un’espressione da “vecchia guardia”, celebrativa, retorica. Enzina Liberace, anch’ella intervenuta a ricordarlo, lo ha chiamato combattente. Credo che abbia inteso le stesse ragioni per le quali ho voluto paragonarlo ad un vecchio partigiano. Tento di spiegarne il senso. I partigiani, che diedero vita alla Resistenza e alla guerra di Liberazione in circostanze terribili, scelsero la parte più difficile e più tremenda per dare al popolo italiano la libertà e la democrazia. E queste due parole hanno sintetizzato poi lavoro, istruzione, sicurezza sociale, tutela della salute. Sono principi cardine della nostra Costituzione. Chi non lavora non è libero, chi non può studiare ed istruirsi non è libero, chi non può curarsi non è libero. Sono diritti, oggi, non più garantiti a tantissime persone. Le ingiustizie oramai fanno discutere i più accorti economisti ed impongono alla politica e agli uomini di governo un’attenzione decisiva per il futuro. I partigiani solevano dire: “per noi non c’è congedo”.
Ed avevano tremendamente ragione: pensate agli attacchi del terrorismo (e alle manovre torbide di apparati e pezzi dello Stato) degli anni ’70 e 80, e all’attacco della mafia fino agli anni ’90. Democrazia e diritti messi a rischio. Oggi siamo ancora drammaticamente esposti a causa della crisi e delle ingiustizie. Mario era lì, al bivio di sempre, partito dall’esperienza del MAC, aveva davanti come sempre il bivio tra disimpegno e militanza per la democrazia e i diritti. Se ha avuto dubbi, come se ne hanno quando sembra che tutto vada storto, li ha superati scegliendo l’impegno civile e politico. E lo ha fatto in un’epoca in cui la politica è avvertita con diffidenza se non addirittura con ribrezzo. Era un punto fermo, abituato a farsi avanti, a condividere impegno e spesso nella parte più gravosa. Lui lo sapeva che non sarebbe andato mai in congedo, neanche di fronte alla malattia che ce lo ha strappato via, inesorabilmente.FC
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