El País intervista Roberto Saviano

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«Non so se sono mezzo morto o mezzo vivo . Quello che so è che la minaccia dei Casalesi mi ha fatto diventare una persona peggiore». E’ l’urlo disperato di Roberto Saviano, che in una lunga intervista-reportage rilasciata al Paìs semanal, rivela di vivere una “non-vita” a causa delle minacce della camorra.

«Sono una persona più diffidente , più egoista. Provo odio per gli amici che mi hanno abbandonato quando il libro è uscito. Esco pochissimo di casa. Non posso usare la carta di credito. Vivo 24 ore al giorno sotto scorta – è lo sfogo dello scrittore – Io non sono un uomo, sono una squadra. I ragazzi che mi proteggono sono fantastici, sono napoletani come me, facciamo sport insieme, stiamo sempre chiusi in palestra … Ma mi manca Napoli, gli eterni ritardi dei treni … Il tempo è deformato, ogni mio piccolo movimento richiede una giornata intera. E non posso fare neanche le cose più stupide: camminare, bere una cosa al bar… Ieri siamo andati al supermercato ed è stato allucinante. La polizia stava dietro al carrello, le persone avevano paura, ci hanno fatto spazio per farci arrivare velocemente alla cassa. Quando siamo usciti ho detto ai ragazzi: «Non ci torniamo più».

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