Forza italia passa dalle parole ai fatti e dopo la rottura del Patto del Nazareno e forte del rinsaldato asse con la Lega va all’attacco. Il primo atto sono le dimissioni di Francesco Paolo Sisto da relatore di minoranza delle riforme costituzionali tornate in Aula oggi dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato. “Faremo di tutto per rallentare le riforme”, promettono gli azzurri. “Andremo avanti”, è la replica del Pd. Ma, quantomeno sui tempi, il governo si trova in difficoltà a portare a casa la partita. “Proviamo a chiudere sabato”, fa sapere il ministro Boschi.
Sisto, che è presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del provvedimento con Emanuele Fiano del Pd, ha spiegato di dimettersi “con il dolore profondo del giurista cui viene data l’occasione di riscrivere la Costituzione, ma con la coerenza di una appartenenza a un partito senza opportunismi”. “Con senso di responsabilità – ha detto – Fi ha partecipato ad una intesa innaturale con il Pd per una cooperazione sulle riforme che non rinnegasse il passato, con cancellasse il presente e non precludesse il futuro. Un patto che è una transizione temporanea e che oggi non è più viva in quanto l’accordo è stato sciolto e Fi si ritiene libera di non essere scontenta”. Sisto smentisce anche che le sue dimissioni possano essere causa di rallentamento del provvedimento ma il primo voto sul testo arriva dopo due ore dall’avvio della seduta.
Brunetta, faremo di tutto per rallentare – “Sarebbe oggi pura irresponsabilità concorrere a una direttrice autoritaria. La maggioranza si fermi”. Lo ha detto nell’Aula della Camera Renato Brunetta annunciando l’ostruzionismo di Fi alle riforme, “una corsa rovinosa verso il disastro che faremo di tutto per rallentare”.
Boschi, proviamo a chiudere sabato – Stiamo lavorando con l’obiettivo di chiudere sabato, dipende da quanto l’opposizione vorrà bloccare riforme in discussione da settembre con un lavoro impegnativo e quindi i tempi sono maturi. Anche se Fi al momento sta votando in modo vario e eterogeneo”. Così il ministro Maria Elena Boschi. “Ringrazio Sisto per il lavoro svolto fin qui – afferma il ministro delle Riforme – e mi dispiace per le dimissioni perché proseguire con le opposizioni è un valore aggiunto. Ma questo non cambia la determinazione della maggioranza sulle riforme: siamo aperti al confronto ma il dialogo non può impedire di andare avanti”.
Lotti, andiamo avanti – Mi spiace per le dimissioni di Sisto ma noi andiamo avanti”. Così il sottosegretario Luca Lotti parlando con i giornalisti in transatlantico. “Il patto del Nazareno sono le riforme che portiamo avanti. Vedremo in Aula che fa Fi, non ci pare che all’interno ci siano idee chiare ma non metto bocca nei partiti altrui”.
Bocciata la richiesta di rinvio in commissione del Movimento cinque stelle. Sul testo per il momento sono dunque previste sedute tutti i giorni dalle 9 alle 23 fino a sabato e ci sono circa 2mila voti da fare. Il testo dovrà poi tornare al Senato e, dato che si tratta di una riforma costituzionale, è previsto un doppio passaggio alle Camere a distanza di tre mesi.
Oltre al rischio ostruzionismo, sulle riforme restano comunque da sciogliere ancora alcuni nodi dentro la stessa maggioranza. Due i capitoli principali, su cui insiste la minoranza Pd: quello legato alle norme transitorie per il ricorso preventivo alla Corte costituzionale in materia di legge elettorale e quello relativo alla possibilità di scorporare le spese per investimenti dal pareggio di Bilancio previsto in Costituzione, a cui si aggiungono i capitoli relativi al procedimento legislativo, alle competenze Stato-Regioni nonché quello relativo al quorum necessario per la dichiarazione di guerra.
Per quanto riguarda il cosiddetto sindacato di costituzionalità all’interno dello stesso Pd si confrontano diverse posizioni: il testo attuale prevede che sia necessario 1/3 dei parlamentari per chiedere una valutazione preventiva alla Corte costituzionale delle riforme del sistema di voto mentre tra gli esponenti della minoranza Dem c’è chi vorrebbe portare l’asticella a 1/10 e chi addirittura vorrebbe che il meccanismo fosse automatico, prevedendo tra l’altro che possa valere anche in via transitoria per l’Italicum.
Intanto l’Italicum è stato assegnato il 5 febbraio scorso alla commissione Affari Costituzionali della Camera guidata dall’azzurro Francesco Paolo Sisto. Ma – secondo quanto viene spiegato – non sarà all’ordine del giorno dei lavori della commissione prima di marzo. Dopo l’ok del Senato il governo, come ha ricordato anche di recente il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, considera il testo blindato e non vuole modifiche. La minoranza Dem, però, insiste sulla necessità di cancellare i capilista bloccati (un meccanismo che – accusa – di fatto ripropone il difetto del Porcellum di creare un Parlamento di nominati). Il testo prevede il premio di maggioranza alla lista che supera il 40% dei voti. Secondo turno tra i due partiti piu’ votati se nessuno supera quella soglia. Sbarramento al 3% e capilista bloccati.
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