DESTINO, CASUALITA’ (O RESPONSABILITA’) DELL’INCIDENTE ALL’ITALCRAFT

scania

Lo chiamano “fato”, “destino”, casualità ma non è solo questo. Sto “fato” lo tiriamo sempre in ballo ma in realtà siamo anche noi ad esserne responsabili. Daniele Viola esce col cane per fare una passeggiata e si ritrova a morire violentemente, schiacciato da un Tir carico di carote. L’orrore sconvolge in primis la comunità gaetana ma anche le altre del golfo restano colpite. Nelle ore dell’incidente, il traffico è deviato sulla strada della Canzatora. Molte macchine entrano nella strada che costeggia il torrente Pontone e via via va a restringersi fino a ridursi in un budello che sbocca sulla consortile dei XXV ponti. In quel budello si ficcano anche un camper ed un camioncino e succede l’ira di Dio. Tutto si blocca, e così va in onda una umanità incazzata, che nulla sa di quanto è accaduto all’altezza dell’Italcraft. Tutti sbraitano contro questo e quello perché non avrebbe segnalato il budello. Il giorno dopo, un’altra umanità liquida che vive nel tempo liquido e ha già archiviato la tragedia, s’affanna a raccogliere le carote cadute dal Tir. Il giorno ancora dopo fanno una fiaccolata a ricordo di Daniele ma poi tutto riprende a scorrere, anzi in verità tutto continua a scorrere, perché nulla s’è fermato. Daniele è finito in un incidente mortale, un Tir si ribalta e lo schiaccia, dopo aver fatto scontro con una macchina. Tutto regolare, un’allargata di braccia e un’imprecazione contro il triste destino.
Sul marciapiedi di quella strada che da villa Accetta a Vindicio si riduce nella dimensione di un viottolo, camminano (passeggiano e corrono) ogni giorno decine di persone che fanno footing, attività fisica, stretching.

golfo 1

tir villa

tir largo paone

largo paone

Sulla strada accanto, realizzata all’inizio degli anni ’60, corrono e viaggiano autovetture, Tir, Cisterne, moto, convogli, da e per il porto commerciale di Gaeta e la raffineria, da e per il MOF di Fondi via Terracina, dal Garigliano per le spiagge di San Vito e Sperlonga. Tutto si mischia: traffico extraurbano, traffico locale, leggero e pesante, traffico industriale e turistico. Quella strada sta sopportando carichi per i quali non è stata progettata e l’unico intervento importante su quel tratto Canzatora – Italcraft, è stato il sottopasso realizzato di fronte a villa Irlanda, ma per gli interessi di quell’albergo. Eppure su quelle doppie curve corrono bestie grandi e piccole. Chi va in bicicletta su quella strada (ma l’Appia per Itri è anche peggio), sente il pelo che fanno quei bestioni quando sorpassano il ciclista. E’ come un vento che ti risucchia e se il manubrio non è fermo, rischi di essere travolto. Quella viabilità occorre rifarla, ristudiarla, riadeguarla, non può continuare così, altrimenti ci si dà appuntamento per un’altra fiaccolata. I marciapiedi vanno messi in sicurezza e sufficientemente lontani dai ribaltamenti. E a Formia smettiamola una buona volta di sognare la miracolosa pedemontana su cui scaricare l’uso dissennato delle nostre macchine (22.400 immatricolate su Formia al censimento 2011) e il traffico dei Tir, che mischia tutto, urbano ed extra, villeggianti e carrozzine che vanno ai traghetti e ai ristoranti, pescatori che col buio vanno al lavoro. Quella strada, a largo Paone va interrata, messa sotto terra per il transito di chi supera Formia, mentre sopra ci va solo chi sta circolando in città, in macchina o a piedi oppure in bicicletta. Punto! Francesco Carta.

interramento

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