Partiamo dal dato negativo: il tasso di disoccupazione – informa l’Istat – è pari al 13,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,0 punti nei dodici mesi. Sono cifre, purtroppo, da record. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 410 mila, aumenta del 2,7% rispetto al mese precedente (+90 mila) e del 9,2% su base annua (+286 mila).
Per quanto riguarda i disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 708 mila. L’incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all’11,9%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,7 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, vale a dire la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, è pari al 43,3%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,9 punti nel confronto tendenziale.
Tutto sommato il numero degli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,2% rispetto al mese precedente (-32 mila) e del 2,5% rispetto a dodici mesi prima (-365 mila). Il tasso di inattività si attesta al 35,7%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua. Ma diminuiscono anche gli occupati: a ottobre 2014 gli occupati sono 22 milioni 374 mila, in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-55 mila) e sostanzialmente stabili su base annua. Il tasso di occupazione, pari al 55,6%, diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali mentre aumenta di 0,1 punti rispetto a dodici mesi prima.
Dati trimestrali
L’Istat comunica anche i dati trimestrali: “Nel terzo trimestre 2014 torna a crescere il numero di occupati (+0,5%, pari a 122.000 unità in un anno), dovuto ad un nuovo aumento nel Nord (+0,4%, pari a 47.000 unità) e nel Centro (+2,1%, pari a 98.000 occupati) e al rallentamento della caduta nel Mezzogiorno (-0,4%, pari a -23.000 unità). La crescita riguarda entrambe le componenti di genere, in particolar modo le donne (+0,9%, pari a 87.000 unità). Al persistente calo degli occupati di 15-34 anni e dei 35-49enni (-1,6% in entrambi i casi) continua a contrapporsi la crescita di quelli con almeno 50 anni (+5,5%). La sostanziale stabilità dell’occupazione italiana si accompagna alla crescita di quella straniera (+128.000 unità). In confronto al terzo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri (58,8%) segnala un aumento di 0,7 punti percentuali e quello degli italiani (55,7%) una crescita di 0,3 punti”.
I dati del ministero del Lavoro
Infine, secondo i dati del ministero del Lavoro, nel terzo trimestre dell’anno cresce l’occupazone a te mpo indeterminato. Si evidenzia così “un andamento positivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari ad oltre 400 mila nuovi contratti, con un aumento tendenziale del 7,1% rispetto ad un anno prima”. In aumento anche i contratti di apprendistato, che “crescono del 3,8%, confermando, pure in termini più contenuti, la tendenza che si era già evidenziata nel secondo trimestre, nel quale avevano fatto registrare un balzo del 16%”. (da Tmag)
La crescita contestuale del tasso di occupazione e del tasso di disoccupazione del mese di settembre era stato, per paradossale che possa sembrare, un fatto positivo. Il tasso di disoccupazione è infatti un indicatore che considera il numero di persone che cercano lavoro sul totale della popolazione attiva, senza trovarlo. Il segno, dunque, che molte persone si stanno rimettendo in marcia nonostante il periodo di incertezza e di crisi economica. Gli ultimi dati Istat, però, spiegano anche altro.
Stavolta, infatti, il tasso di disoccupazione è cresciuto ulteriormente (raggiungendo il 13,2%, il massimo storico) mentre quello di occupazione è sceso al 55,6%. Sicuramente una componente di chi ha perso il lavoro ha contribuito alla crescita del tasso di disoccupazione – ad oggi quasi due punti sopra la media dell’Eurozona, che si attesta invece all’11,5% – più una diminuzione degli inattivi – ovvero le persone che non rientrano tra le forze di lavoro, quindi non classificate come occupate o in cerca di occupazione –, in calo dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 2,5% sull’anno. Tuttavia il tasso di occupazione, rispetto ad un anno fa, perde appena lo 0,1% e il numero degli occupati resta pressoché stabile. Se consideriamo i posti di lavoro bruciati dall’inizio della crisi ad oggi, il dato non è da buttare via. In più c’è anche da osservare che nel terzo trimestre 2014 è tornato a crescere il numero di occupati (+0,5%, pari a 122.000 unità in un anno).
Va da sé, in ogni caso, che l’obiettivo di Europa 2020 – che fissa una quota di popolazione occupata tra i 20 e i 64 anni pari al 75% – è molto distante, ma nel paragone con i nostri partner è ben visibile come il lavoro rappresenti un problema che necessita di interventi mirati. Escluse, in termini occupazionali, le isole felici Germania e Austria, l’Eurozona mantiene una situazione preoccupante con i picchi della Spagna (tasso di disoccupazione al 24%, dati Eurostat) che pure che visto crescere il Prodotto interno lordo dello 0,5% nel terzo trimestre su base congiunturale e dell’1,6% su base annuale. Un record negativo lo ha segnato anche la Francia con l’aumento del numero di disoccupati (3,46 milioni di unità), il 5,5% in più rispetto all’anno scorso.
Non che questi numeri debbano rincuorarci. Anzi. Ad esempio, dato alquanto negativo, nel prospetto trimestrale l’Istat informa che il 62,3% dei disoccupati sono in cerca di lavoro da un anno o più (era il 56,9% nel terzo trimestre del 2013). Tale percentuale va così ad accrescere la quota di disoccupazione di lunga durata (sintomatica talvolta di un mercato del lavoro incapace di riassorbire capitale umano) che, nel lungo periodo, può deteriorarsi fino a diventare disoccupazione “strutturale”.
In aggiunta, i dati trimestrali dell’Istat danno la cifra della ripartizione economica e territoriale dell’Italia. Nel periodo considerato (terzo trimestre 2014), il numero delle persone in cerca di occupazione (3 milioni 10 mila), “continua a crescere a ritmi sostenuti (+5,8%, pari a 166.000 unità)” ed è “più elevato nel Centro e nel Mezzogiorno”. Detta altrimenti, il tasso di disoccupazione è più accentuato nel Mezzogiorno, dal 18,5% del terzo trimestre 2013 all’attuale 19,6%, mentre al Centro sale dal 10,2% al 10,7% e al Nord dal 7,6% al 7,8%.
Al solito sono soprattutto giovani e donne a risentire delle dinamiche negative del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) si attesta nel mese di ottobre al 43,3%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,9 punti nel confronto tendenziale (ma, è bene precisare, l’incidenza dei giovani disoccupati sulla popolazione in questa fascia di età è pari all’11,9%). In questo senso è da ritenere positiva la crescita dei contratti di apprendistato (+3,8%, secondo i dati forniti dal ministero del Lavoro), sebbene più contenuta rispetto al balzo (16%) del secondo trimestre. Infine, l’aumento di coloro che sono alla ricerca di un impiego coinvolge in misura maggiore le donne, che sono 115.000 unità a fronte degli uomini che invece sono 51.000.
(articolo pubblicato su Tgcom24 il 28 novembre 2014)
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