Va avanti l’azione pioniera di un gruppo di avvocati pontini riuniti in Comitato contro la gestione dell’acqua nell’Ato4: “E’ pessima”, sostengono dopo aver raccolto documenti e una sfilza di proteste da parte degli utenti. Se l’azione, partita dal Sud Pontino, potrà proseguire sotto la forma di vera e propria class action, lo si scoprirà presto, il prossimo 7 maggio data in cui si terrà la prima udienza davanti al Tribunale di Roma per la valutazione della sua ammissibilità.
INVITO AI SINDACI DELL’ATO 4: ISPEZIONE – Intanto lo stesso Comitato invita i soci pubblici di Acqualatina, ovvero i sindaci di tutti i 35 comuni del’ambito territoriale (i 33 pontini, più Nettuno e Vallecorsa) ad intraprendere “senza indugio nell’ambito dei propri poteri di controllo, l’iter perché venga disposta una ispezione, ritenendo fondato il sospetto che siano state compiute gravi irregolarità nella gestione che possono anche arrecare danno alla società stessa”. Un’azione ulteriore rispetto a quella di classe e che può essere proposta esclusivamente dai soci.
GLI SCOPI DELLA CLASS ACTION – “La class action – spiegano i promotori – ha lo scopo di accertare le responsabilità del gestore e ottenere un risarcimento il più equo possibile per il ristoro dei danni materiali e psicofisici subiti da tutta la popolazione”. Ma è anche molto di più. Ha infatti lo scopo di ristabilire chi sia il vero centro di interessi: la società partecipata, da sempre controllata dalla politica? Oppure i cittadini?
Si vuole infatti “indurre il gestore a cambiare definitivamente rotta e a porre al primo posto le esigenze primarie dei cittadini”, dicono i legali Massimo Clemente, Vincenzo Fontanarosa, Christian Lombardi, Patrizia Memanno, Orazio Picano, Chiara Sampresi e Annamaria Zarrelli, che hanno raccolto una copiosa documentazione e la perizia (gratuita) del professor Maurizio Barbieri, docente di Idrogeochimica presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università La Sapienza di Roma, “con l’obiettivo di fornire al Tribunale, sin da subito, prove inoppugnabili della fondatezza della class action”.
“Pur essendo un’azione innovativa e complessa sotto il profilo oggettivo e soggettivo, confidiamo nell’accoglimento della domanda per il valore educativo che da questa può derivarne, al di là del risarcimento e delle restituzioni richieste, pur importanti. È evidente infatti che qualunque risarcimento dovesse essere riconosciuto dal Tribunale, non potrà mai ripagare gli utenti delle sofferenze patite (intere giornate senz’acqua in estate nel Sud Pontino, solo per fare un esempio, ndr) ma potrà rappresentare solo simbolicamente il riconoscimento della lesione di un diritto costituzionalmente protetto”.
CHI HA ADERITO – Alla class action hanno aderito dieci comuni dell’Ato4, con una percentuale pari al 40% di residenti formiani, un 30% di residenti gaetani, un 13% di residenti fondani, e, dato non trascurabile, il 7% di essi è non residente ma proprietario di abitazione titolare di utenza in uno dei suddetti comuni.
E da domani il Comitato Avvocati, inizierà ad occuparsi della Class Action per conto gli utenti di Ventotene.
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