Anche la vita, in fondo, è rappresentazione: una rete complessa di convenzioni, equilibri, maschere, ruoli. Alcuni di noi finiscono a un certo momento col disertare questa grande ‘recita’, spesso per ragioni di disagio e di inadeguatezza. Ecco perché il teatro può avere grande potere terapeutico: offre loro una porta per rimettersi in gioco, facendo leva sulla seduzione, sul piacere e sulla complicità, piuttosto che sul dovere.
Da qui nasce l’idea del progetto-format voluto e prodotto dalla Salus e dalla famiglia Sarra, cioè di un laboratorio teatrale in prima istanza destinato agli ospiti dell’I.C.O. Salus di Formia, ma che potesse poi essere agilmente adottato e replicato anche da altri istituti psichiatrici.
Lo spettacolo racconta di una mattina all’apparenza come tante altre, ma che invece nasconde un paradosso… Al loro risveglio, i pazienti dell’istituto si trovano inaspettatamente nella possibilità di “gestire” le proprie vite e di “giudicare” il mondo esterno, quel mondo che forse li ha dimenticati, relegandoli in un’isola sperduta di cui nessuno conosce più neanche l’attracco…
Istruiscono quindi un processo, un processo però anomalo e surreale, rovesciato, in cui sono i pazienti psichiatrici, parte lesa, a rivendicare i loro diritti e a mettere sotto accusa le loro famiglie, colpevoli, con l’alibi della malattia, di averli abbandonati e rimossi dal proprio universo affettivo e relazionale… Eccoli quindi assumere i ruoli di giudici, avvocati, giurati, testimoni… e dare inizio ad un’analisi sincera dove per la prima volta possono esprimersi con quella libertà che avevano perduto, e stavolta essere loro… a “giudicare” noi.
L’appuntamento è per domenica 17 luglio alle ore 21 presso l’area archeologica di Caposele. Regia di Alessandro Capone con la collaborazione di Luca D’Alisera.
You must be logged in to post a comment Login