Carlo Buttaroni (Presidente di Tecnè): Le cifre non lasciano spazio a incomprensioni: a livello mondiale 70 milioni di ricchi guadagnano quanto 4,3 miliardi di poveri; in Europa, negli ultimi 30 anni, i cittadini che vivono un disagio economico sono quasi quintuplicati, passando dai 38 milioni del 1980 ai 152 milioni del 2010. Guardando al nostro Paese il quadro non migliora: il 20% delle famiglie più ricche detiene quasi il 40% dei redditi complessivi, mentre il 20% di quelle più povere si deve accontentare dell’8%. Sono più di undici milioni i poveri «certificati» dall’Istat. Un quadro devastante, in cui si colloca una terra di mezzo costituita da un italiano su quattro, che è sulla soglia della povertà. Se si guarda alla distribuzione dei redditi per fasce, la situazione appare in tutta la sua gravità: dati allarmanti, di una società in affanno. La fotografia di un’Italia a tasche vuote, dove il 56% dei lavoratori dipendenti e il 70% dei pensionati l’anno scorso ha dichiarato un reddito inferiore a 20 mila euro. la forbice delle diseguaglianze Con la crisi il quadro sta ulteriormente deteriorando e non ci sono abbastanza scialuppe di salvataggio. Col rischio reale di cadere in quell’abisso di miseria che nessuno più tenta di colmare.
Rosa Giancola (Consigliere Regionale del Lazio): L’età giusta per un ingresso adeguato nel mondo del lavoro?
Trentacinque-quarant’anni. E per una stabile affermazione professionale? Dai 50 ai 60. Non si tratta di una boutade, ma dei risultati del rapporto del Forum Nazionale dei Giovani e del Cnel, in collaborazione con Unicredit Group, dal titolo “Urg! Urge ricambio generazionale – Primo rapporto su quanto e come il nostro Paese si rinnova”.
Under-35: precario uno su due. Prima ancora che dalla politica, tuttavia, l’emarginazione dei giovani italiani nasce nel mondo del lavoro. “Incertezza, disoccupazione, bassi salari sono tre dei principali fattori di disagio con cui i giovani guardano al problema del lavoro”, dice il presidente del Cnel Antonio Marzano. I dati: oltre un collaboratore su due ha meno di 35 anni. Ma non si tratta di contratti d’ingresso: secondo l’Istat, il 73,1% dei giovani che alla fine del 2006 erano assunti con un contratto di collaborazione, a distanza di un anno erano ancora nella stessa posizione. Naturalmente chi lavora per 10 anni a progetto, come collaboratore, o a tempo determinato “ogni volta è costretto a ricominciare dalla base della piramide, rimanendo di fatto escluso dalle posizioni di vertice”.
Per i giovani retribuzioni più basse. Lavori meno importanti, retribuzioni più basse. “Se nel 2003 il guadagno medio lordo di un giovane d’età compresa tra i 24 e i 30 anni – si legge nel rapporto – era di 20.252 euro, rispetto ai 25.032 euro percepiti dagli over50, nel 2007 il divario si è significativamente ampliato: a fronte dei 22.121 euro corrisposti agli under30, i 51-60enni hanno percepito una retribuzione media lorda di 29.976 euro”.
E i disoccupati sono in forte aumento. Ma tra gli under-35 non ci sono solo i precari malpagati, ci sono anche i disoccupati, e ce ne sono molti di più che nelle altre fasce di età. “Tra il 2006 e il 2007 crescono di circa 200.000 i giovani inattivi, cioè ragazzi che non lavorano e non cercano lavoro. Questi giovani hanno avuto un brusco cambiamento di status: nel 2006 erano formalmente inseriti nelle forze di lavoro (come occupati o persone in cerca), mentre nel 2007 hanno deciso di non provare nemmeno a cercare un lavoro”. A questi si aggiungono 430.000 giovani che nel 2006 erano in cerca di prima occupazione, e l’anno successivo sono risultati inattivi.
Eliana Talamas (Assessore del Comune di Formia)
Assessore Rita Visini (Assessore Regionale alle Politiche Sociali): conclusioni con particolare riguardo alle politiche sociali della Regione Lazio in materia di lotta all’emarginazione.
“Con il Piano regolatore sociale rilanceremo le politiche regionali di contrasto alle situazioni di povertà estrema”. Lo ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio Rita Visini, intervenendo questo pomeriggio a Cassino in occasione del quarto compleanno della Casa della Carità, struttura della diocesi di Montecassino che si occupa di gravi emarginazioni. “Come sanno bene tutti quelli che lavorano sul territorio – ha detto Visini – nelle nostre comunità i confini della povertà assoluta e della povertà relativa si allargano paurosamente, di pari passo con il crollo dei livelli occupazionali e quindi dei redditi delle famiglie”.
“La situazione di bilancio è oggettivamente difficile ma la Giunta Zingaretti ha deciso di fare una scelta di fondo: quella di mettere le politiche sociali tra le sue priorità, e di farlo concretamente sia dal punto di vista finanziario, sia portando avanti un progetto di welfare che attraverso trasversalmente tutte le politiche e contribuisce a modellarle. Finora – continua Visini – le istituzioni sono state incapaci di scelte politiche di sistema, preferendo interventi emergenziali e azioni-spot. Dobbiamo invertire la rotta”. “In concreto – ha concluso Visini – lavoreremo per arrivare entro 6-8 mesi al recepimento della legge 328 e costruiremo un tavolo permanente di co-progettazione con associazioni, volontari, cooperative, impresa sociale ed enti locali, per progettare interventi strutturali che rispondano ai bisogni reali dei cittadini. In particolare, le azioni in programma sono tante, dalla rete delle mense sociali alla legge regionale per la redistribuzione delle eccedenze alimentari, fino all’incremento dei servizi per l’accoglienza notturna per le persone senza dimora, puntando sempre più sull’housing sociale e investendo parte del patrimonio immobiliare della Regione”.
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