Chiedo venia per questo mio scritto inusuale. A molti di loro interesserà poco o addirittura niente ma provo a scrivere per coloro che vorranno leggere.
Ho sempre evitato di pubblicare mie considerazioni sul Partito Democratico della nostra provincia, del suo insediamento e della sua organizzazione. E non so se FB sia il luogo adatto per un confronto libero tra quanti vogliano ancora battersi per un governo democratico e alternativo alla destra, per un partito di cambiamento e di speranza. Da molti anni sostengo che la struttura verticistica, poiché affidata alle primarie e cioè a competizioni estreme tra candidature contrapposte, non genera un sano confronto delle idee ma vere e proprie esibizioni muscolari che riducono i congressi a dei votifici. Alla fine si corre dietro alle persone per farle votare per questo o quel candidato. Tutto ciò produce e cristallizza le correnti tra le quali quella più forte via via tende ad emarginare le altre e a trasformarsi in un dirigismo deteriore. In poco più di dieci anni abbiamo avuto due scissioni e sette segretari di cui tre hanno abbandonato il Partito.
Naturalmente questa composizione verticistica che prosciuga ogni sforzo di confronto democratico, soprattutto nelle periferie del paese, fiacca la motivazione degli iscritti, allontana i giovani, configura un‘organizzazione esclusiva degli addetti ai lavori. L’insediamento sociale assieme alla rappresentanza evapora. Questo è quanto. Nella provincia di Latina, dopo la sconfitta del 2018, l’attuale Segretario Claudio Moscardelli, non rieletto al Senato, si propose per guidare il PD fino alle elezioni europee ma non specificò di quale anno, visto che le ultime sono già passate da un pezzo e lui è sempre li a fare il segretario. Fu eletto dai suoi soli sostenitori, in un’assemblea rimaneggiata da abbandoni e assenze, neanche legittimata da un congresso. Nel frattempo nelle grandi città della provincia, innanzitutto Latina (ma era già accaduto ad Aprilia) il Partito Democratico aveva dovuto cedere il passo non alle destre ma ad aggregazioni civiche, dimostrando di non essere in grado di interpretare il desiderio di cambiamento di una città piegata dalle vicende giudiziarie.
Dopo quella sconfitta l’iniziativa politica si riduceva a mero tatticismo di supporto nei confronti del centro destra. L’evidente dimostrazione si era già avuta con le elezioni di Gaeta e poi in quella indiretta della provincia in cui venne eletto Presidente il Sindaco di Pontinia Carlo Medici (PD), grazie ad un accordo con Forza Italia (Fazzone) definito istituzionale dallo stesso segretario provinciale. Questo accordo diede vita all’attuale assetto di cui fa parte anche Fratelli d’Italia con Enrico Tiero in funzione di Capo di Gabinetto del Presidente Medici: una bella boccata d’ossigeno per la disastrosa gestione di Acqualatina. Nel frattempo il PD continua a perdere pezzi, accade ad Aprilia, dove militanti di lunga data vanno ad ingrossare le fila delle liste civiche. Arriva così il primo commissariamento e naturalmente la regia è sempre del segretario provinciale che in questo caso diviene egli stesso commissario. L’intento di Nicola Zingaretti di riformare e aprire il partito alle nuove istanze (“piazza grande” “costituente delle idee” “campo largo”) si arresta poiché il PD, dopo la crisi aperta da Salvini, entra a far parte del governo.
Si blocca il processo riformatore, non si parla più di un congresso a tesi; è necessario mettere d’accordo le diverse componenti ancora una volta scosse dall’ennesima scissione (Italia Viva). E dopo arriva la pandemia che obbliga ancor più a governare il paese in una fase drammatica che ancora non è finita. Nel frattempo giungono le elezioni amministrative, la partita a Fondi e Terracina se la giocano le destre, il PD è fuori gioco. Purtroppo neanche in questa circostanza si apre una riflessione poiché a quei risultati si risponde con il commissariamento dei circoli locali. Ancora una volta non si fanno i conti con le proprie responsabilità poiché è più facile scaricarle sui dirigenti locali, anzi attraverso il commissariamento si persegue meglio la strategia del partito della propria corrente.
Nessuna discussione, nessun confronto, vige il dirigismo padronale, utile alla propria candidatura per le future elezioni regionali. E’ anche l’indirizzo politico è assolutamente personale e si adatta: il campo largo? va cercato a destra mentre si chiude a sinistra e al centro, vedi Latina ed Aprilia. Nessuna idea o strategia per irrobustire il PD e consentirgli un ruolo di governo legato non al ceto politico ma ai programmi e alle soluzioni dei problemi di un territorio. Non è detto che si possa (o debba) spezzare il fronte avversario divenendone una componente oppure assumendo un ruolo di supporto, poiché questo finirebbe nel trasformismo deteriore che non paga. La coerenza dei programmi unitamente alla omogeneità di una coalizione garantisce la tenuta di un governo destinato altrimenti alla instabilità e a rovinose cadute. A Formia è accaduto e accade ancora. Ciò pregiudica la stabilità del governo cittadino che è indispensabile per avviare le opere strategiche di cui la città ha disperatamente bisogno. La politica è servizio ma non per gli affari propri. Francesco Carta.
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