Addio a René Burri, il fotografo “oscurato” dallo scatto a Che Guevara

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ROMA – Lo scatto più noto rimane quello di Che Guevara mentre riflette con un sigaro alla bocca, durante un’intervista: è del gennaio del 1963 e, come l’altra famosissima foto del rivoluzionario argentino realizzata da Alberto Korda, si vende ancora oggi in milioni di esemplari su poster, cartoline, magliette. Chi la compra, tuttavia, difficilmente ne conosce l’autore. Eppure René Burri, morto oggi in Svizzera dopo una lunga malattia, è stato uno dei più grandi fotografi del Novecento. E tra le sue principali opere, ci sono ritratti di grandi della cultura come Picasso, Giacometti e Le Corbusier, oltre a icone del mondo del cinema dello spettacolo come Ingrid Bergmann e Ursula Andress.

Nato a Zurigo nel 1933, Burri aveva solo 13 anni quando immortalò l’allora primo ministro britannico, Winston Churchill, durante una visita in Svizzera. Ma oltre ai personaggi famosi, fotografò anche gente comune incontrata, ad esempio, in Vietnam e Brasile, e spesso l’architettura in ogni sua forma, come la celebre istantanea di San Paolo, dall’alto. Prima della fotografia, però, le passioni di Burri furono la pittura e il cinema. Per questo frequentò, in gioventù, la scuola d’arte di Zurigo.

Dopo gli studi, cercò di dare seguito a questa passione nel mondo del cinema, senza successo. Contemporaneamente iniziò ad usare la sua prima macchina fotografica, una Leica.

Nel 1955 il suo amico Werner Bischof lo avvicina, mettendolo in contatto con l’agenzia Magnum Photos dove presenta un reportage su alcuni bambini sordomuti. Il servizio, con grande soddisfazione dello stesso Burri, viene pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Life nonché su altre importanti testate europee. Entrato a far parte della scuderia di Magnum Photos, nel 1959 inizia la sua intensa attività come fotografo di reportage in giro per il mondo, dall’Italia alla Cecoslovacchia, dalla Turchia all’Egitto.

Negli anni Sessanta, pubblica delle opere sulla Germania a cura di Robert Delpire e con l’introduzione di Jean Baudrillard. Ma realizza anche altri importanti reportage, come quelli indimenticabili del 1957 su Picasso, dopo un invito a cena, dal quale nasce un servizio fotografico notevole e soprattutto molto intimo, e successivamente su Giacometti e Le Corbusier. Nel 1982 diventa presidente della Magnum Photos, l’agenzia fotografica per la quale ha lavorato per quasi tutta la sua vita. Nel 2013 c’è stata una grande retrospettiva in Italia sulla sua opera presso il centro Internazionale di Fotografia “Scavi Scaligeri” di Verona. Poco prima di morire, Burri ha donato il suo archivio, circa 30mila foto, al museo dell’Eliseo di Losanna. da Repubblica 20 ottobre 2014

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