Quanti laureati trovano un lavoro?

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Quanti sono i giovani italiani che, una volta discussa la tesi e conseguita la laurea, trovano un lavoro nell’arco di un anno? Oltre la metà, secondo i dati dell’ultimo rapporto di Almalaurea. Il resto rimane invece senza un impiego. Ciò vale tanto per i laureati italiani quanto per quelli europei, seppure in misura minore. Un’università inglese ha deciso così di rimborsare tutti gli studenti che non avranno trovato un lavoro a nove mesi dalla conclusione del ciclo di studi.
L’University of Law (ULaw) di Guildford, in Inghilterra, rimborserà la metà delle tasse scolastiche agli studenti che, dopo aver concluso il corso di pratica legale – ovvero il master di un anno necessario per iniziare la professione di avvocato –, non avranno un impiego entro nove mesi dal diploma. Cosa che difficilmente accade a chi ha frequentato il corso di pratica legale dell’ULaw: il 98% degli allievi laureati nel 2013 risultava occupato a nove mesi dalla conclusione degli studi. A dimostrazione del fatto che la laurea resta un fattore determinante per chi è alla ricerca di un posto di lavoro.
Come confermato anche dall’ultimo rapporto di Almalaurea. Secondo cui, ad un anno dalla laurea triennale il 66% dei laureati trova un’occupazione. Percentuale, quest’ultima, che sale al 70% nel caso di chi, invece, ha una laurea magistrale. A cinque anni dalla laurea l’occupazione, indipendentemente dal titolo conseguito, è vicina al 90%.
Con il passare del tempo la laurea non garantisce solo maggiori opportunità lavorative, ma anche uno stipendio più sostanzioso: fatto 100 il compenso dei diplomati, i laureati guadagnano circa il 50% in più.
Eppure i dati diffusi dall’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, raccontano una realtà diversa. Secondo l’Eurostat, nel 2014, in Italia i giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni, che lavorano a tre anni dalla laurea, erano il 49,6%. Nel nostro Paese, dunque, poco meno della metà dei laureati è risultata occupata entro un triennio dal conseguimento del titolo: una percentuale di gran lunga inferiore rispetto alla media europea, pari al 78,2%. Peggio di noi fa soltanto la Grecia, con il 45%.

(articolo pubblicato il 24 agosto su Tgcom24)

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