La medicina peggiore del male. Il commissariamento del circolo di Priverno deciso dalla direzione provinciale del Pd anziché placare le polemiche è stata come benzina sul fuoco. «Perché? Questo era l’interrogativo cui bisognava rispondere, questo l’assillo di un gruppo dirigente per affrontare politicamente la questione e prevenire situazioni che mettano a rischio amministrazioni locali perché incapaci di risolvere conflitti», commenta Sesa Amici. L’esponente Pd non è l’ultima arrivata, senatrice dopo cinque elezioni alla Camera, sottosegretario negli ultimi due Governi con delega alle Riforme costituzionali e ai Rapporti con il Parlamento. «Le donne potrebbero spiegare perché la politica è personale e perché il personale è politico – spiega – Evidentemente i nostri dirigenti sono poco avvezzi alla cultura politica delle donne. E’ grazie a questa cultura che siamo in grado di definire con esattezza la differenza tra un “burocrate” e un dirigente. Nel caso di Priverno vi è stato il prevalere del burocrate».
Lo schiaffo è al segretario provinciale del Pd, Salvatore La Penna, ma il vero bersaglio è chiaramente il collega senatore Claudio Moscardelli, l’ex dc, leader del partito in terra pontina. Quanto accaduto a Priverno quindi è uno spunto per un discorso più ampio. «Il circolo è stato commissariato per ripetute e continue violazioni. Quali? – si chiede la Amici – Non ci è stata data risposta. Era del resto difficile darla, visto che il circolo aveva eletto il segretario in un Congresso a gennaio cui si era registrata democraticamente una maggioranza. Ricordiamo che la nostra Federazione non ha commissariato il circolo di Gaeta cui l’allora segretario regionale Gasbarra non concesse il simbolo per l’elezioni comunali».
A Priverno, come in altre realtà «ci si limita a fare spallucce e a difendere i propri. Come se il Pd fosse una società per azioni», tuona la Amici. «Tutto scorre, perche l’importante è il posizionamento nell’essere riferimento di una parte. Noi non accetteremo mai una simile concezione. Noi non abbiamo interesse a favorire l’idea di un Partito come puro comitato elettorale». E’ uno scontro al vetriolo. «Per questo abbiamo aperto una critica forte all’inadeguatezza dell’attuale direzione politica della federazione, cui si è aggiunta in modo ancor più netto quella del consigliere regionale Enrico Forte», commenta la Amici. Anche se poi nella troika di commissari c’è anche il segretario di quel circolo commissariato, vicino alle posizioni di Forte. Un caso? O frutto di un accordicchio? La Amici non vuole saperlo, il problema è di fondo: «Riteniamo illegittimo l’atto di commissariamento perchè limita la democrazia partecipativa non rispetta la discussione», e si chiede: «Dopo Priverno a chi tocca? Non ci rassegneremo e costruiremo circolo per circolo, quelli ancora esistenti, un confronto di quale Partito abbiamo bisogno, come le differenze tra di noi non possono costituire un freno per iscritti ed elettori. La democrazia si nutre di differenze. La forza di essere classe dirigente è quella di saper stare nelle differenze con autorità ed autorevolezza. Se qualcuno pensa che il Partito è c’est moi ha sbagliato casa e noi non saremo mai inquilini morosi».
Vittorio Buongiorno
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