Lo sconto Irpef che il governo si appresta a varare nel Consiglio dei ministri di domani interesserà i lavoratori dipendenti con reddito inferiore ai 28mila euro. Il bonus, secondo una bozza del decreto ancora al vaglio delle valutazioni dell’esecutivo, spetterà anche agli incapienti (cioè coloro che non pagano le tasse perchè hanno un reddito basso) e dovrebbe essere modulato così: un credito al 3,5% del reddito complessivo per redditi sotto i 17.714 euro; un bonus di 620 euro se il reddito complessivo è superiore a 17.714 euro ma non a 24.500 euro che scenderà progressivamente fino alla soglia dei 28.000 euro di reddito.
Poletti: «Contratti a termine
siano più cari per le aziende»
«Vogliamo riscrivere l’intero codice, il contratto a termine deve costare il 10% in più dell’indeterminato». E se il Parlamento è veloce, il Jobs act potrà essere operativo nei primi 6 mesi del 2015. Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ospite del videoforum di RepubblicaTv. «I contratti a termine – dice Poletti – stanno nella legge delega perché abbiamo un’idea di riforma radicale che riguarda gli ammortizzatori sociali e i servizi per l’impiego. Se il Parlamento lavora, noi chiudiamo la partita in 6 mesi. Il Parlamento può chiudere entro fine anno la parte che gli compete, e noi entro i primi mesi del 2015 faremo la nostra parte».
La riforma dei contratti a termine «è una parte di un disegno, questo governo sa bene che il cambiamento profondo riguarda prima di tutto l’aspettativa per il futuro dell’economia. Gli interventi importanti sono il taglio delle tasse, gli interventi sulle scuole. Avere una regola che rende più tranquillo un imprenditore quando assume è una norma ‘accessoria’ che aiuta quell’imprenditore che, se accoglie il dato che l’economia italiana cambierà in positivo, allora sa che può assumere». «Noi – sottolinea Poletti – non abbiamo un elenco dei contratti da eliminare. Avremmo bisogno di un contratto temporaneo, di un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti – e questo è previsto -, le tipologie poi dovranno essere tra loro in equilibrio. Il tempo indeterminato deve costare di meno nella fase di avvio rispetto a quello determinato: oggi un contratto a termine costa l’1,4% in più di un indeterminato, se non arriviamo al 10% non è significativo. Bisogna dare al datore di lavoro la possibilità di scegliere: scelgo questo perché mi costa meno o quello perché mi lascia più libero».
CI SIA UN RAPPORTO TRA STIPENDIO MANAGER E DIPENDENTE
«Ci dovrebbe essere una regola per cui ci sia un rapporto fra lo stipendio di un manager e quello di un lavoratore. Bisogna ricostruire un altro senso di equità, col meccanismo dei bonus abbiamo distrutto le imprese. Si tratta di errori strategici che bisogna evitare». Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ospite del videoforum di RepubblicaTv.
“‘SCIVOLO” PER CHI È VICINO ALLA PENSIONE
Il governo sta valutando per «gli esodati veri, ipotesi di flessibilità in uscita» che riguardano «le persone vicine al pensionamento». Lo annuncia il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. «Bisogna fare le cose semplici- spiega- io nella legge scriverei: ‘ti mancano 12 mesi alla pensione, l’azienda ti paga i contributi, io ti do un assegno per quest’anno e quel costo un po’ me lo restituisci con la pensione e un pò te lo paga lo Stato».
PUNTARE SU NON PROFIT, AL CENTRO LA PERSONA E NON IL CAPITALE
«Occorre costruire attorno all’economia sociale e solidale il futuro del Paese, puntando su imprese cooperative, imprese sociali, cooperative di comunità, e ogni altra forma di economia sociale e associativa che metta al centro la persona e non la finanza, i bisogni dei soci e della comunità e non la remunerazione del capitale», prosegue il ministro Poletti commentando il 9° Censimento Generale dell’Industria, dei Servizi e delle Istituzioni Non Profit condotto dall’Istat. Per Poletti «è essenziale attivare un percorso di radicale cambiamento che dovrebbe partire dalla partecipazione responsabile, dall’impegno comune, dal superamento delle divisioni e dei particolarismi, cercando di massimizzare il coinvolgimento, il protagonismo attivo e la responsabilità di ogni cittadino». «All’economia solidale – conclude il ministro – il compito di promuoverli e organizzarli: perché noi vogliamo che nessun cittadino resti a casa senza avere nulla da fare, per questo ad ogni italiano deve essere data una ragione per saltar giù dal letto e mettersi in moto ogni mattina».
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