Francesco Centola ha incontrato gli studenti dell’IPIA di Formia. E’ ormai un appuntamento consolidato: anche nello scorso anno ha raccontato la sua storia in quella più grande della seconda guerra mondiale. Dopo la ritirata del Don rientrò in Italia ma non volle arruolarsi con la Repubblica di Salò e così finì deportato in una fabbrica di scarpe in Germania e poi ad Auschwitz-Birkenau. E’ sopravvissuto alla battaglia di NikolajevKa e al campo di sterminio.
Il Sindaco Sandro Bartolomeo ha reso omaggio a Vittorio Foa e ad Amadeo Bordiga. Vittorio Foa finì in galera nel 1935 e ne uscì nell’agosto del ’43. In quell’epoca il regolamento carcerario vietava l’ascolto delle conversazioni tra detenuti. Naturalmente i fascisti ascoltavano tutto. Così, raccontò poi Vittorio, gli antifascisti quando potevano incontrarsi profferivano ingiurie d’ogni sorta contro Mussolini. Smisero di spiarli poiché la contestazione delle ingiurie avrebbe rivelato la violazione del regolamento e allo stesso tempo le offese al Duce erano divenute insopportabili.
A Castellonorato riposa Amadeo Bordiga. Fu espulso dall’Ordine degli Ingegneri nel 1941. Il progetto dell’albergo “Fagiano” dovette firmarlo un suo compagno di Studi. Prima era stato confinato a Ponza da agosto del 1928 a novembre del ’29. Bordiga è stato il primo segretario del Partito Comunista d’Italia fondato a Livorno nel 1921. Si era opposto con fermezza all’entrata in guerra dell’Italia nel 1915. Mussolini gli scrisse una lettera per conoscere il suo parere ma poi non ne tenne conto poiché fu un fervente interventista. Una volta la banda di Castellonorato gli suonò sulla tomba le note del “Il Piave mormorava”, un inno che proprio non era indicato per Bordiga. Nel 1989, in occasione del convegno internazionale su Antonio Gramsci, vennero a Formia il figlio Giuliano e il nipote Antonio Gramsci junior. Incontrarono Antonietta De Meo, vedova di Amadeo Bordiga. Gramsci e Bordiga, pur divisi da contrasti politici, conservarono sempre un rapporto fatto di stima e comprensione. Cusumano, trovandosi Gramsci vestito da detenuto nella sua clinica, chiese consiglio a Bordiga che a sua volta lo indirizzò al Prefetto di Littoria. In seguito Antonio Gramsci fu autorizzato a non vestire più la divisa da detenuto.
Alle ore 11 si conclude il giro delle prime manifestazioni con la corona deposta sotto la lapide che ricorda la prigionia di Gramsci presso la ex clinica Cusumano (davanti al distributore Agip in prossimità dell’albergo Miramare). Qualcuno nota la scritta “vita” come se fosse stata scolorata. Nasce il sospetto di un sabotaggio fascista ma Aldo Di Cuffa, interpellato al telefono, chiarisce che quella parola era stata dimenticata dal ritocco con la vernice rossa. Una volta tanto i fascisti non c’entrano.
Infine si va al parco dove è collocato il monumento a Gramsci. Doveva essere una manifestazione unitaria sotto l’insegna dell’ANPI ma alcune volpi rosse avevano marcato il territorio con drappi rossi rigorosamente targati falce e martello. Sono iniziati gli interventi, quelli classici e stereotipati nella gara di chi ha più ragione. Una ragazza presentatasi come giovane comunista dice che bisogna andare al contrattacco delle politiche capitalistiche e nella sua vigorosa arringa gli sfugge l’eseguità delle truppe al seguito. Potenza della fantasia: dichiararsi comunisti senza più comunismo. Interviene poi Paola Giannetti che condanna i populismi mettendo sullo stesso piano M5Stelle e Forza Nuova. Sarà manganellata sul web al grido ripetuto di demente da un risentito 5tielle.
Interviene infine Francesco D’Angelis dell’ANPI di Formia e si può dire che fa un intervento assai ragionevole sul 25 aprile e i diritti della persona.
A sera il 25 aprile si conclude in piazza della vittoria con l’intervento del Sindaco e di un ex combattente. Presenti in piazza anche Giuseppe Favoccia e, sottobraccio, Ernesto Bardellino, il primo con un nastro tricolore al taschino come fosse una decorazione. Cogliamola come cosa da “strapaese” che è meglio.
FC
You must be logged in to post a comment Login