Al Sud i movimenti maggiori. È qui che il M5S ha perso (soprattuttoverso l’astensione). È al Sud che Fi e Lega hanno registrato buonaparte dei loro (piccoli) progressi e che l’ex Terzo Polo ha attenuato la sconfitta. Avs, Pd e FdI hanno invece migliorato le loro posizioniovunque, attraendo elettori di varie provenienze.In ogni elezione le stime sui movimenti di voto costituiscono un riscontro significativo intorno a cui valutare le strategie dei partiti, la loro capacità di tenere serrate le fila del proprio elettorato ed, eventualmente, conquistare nuovi elettori dai bacini di altri partiti.L’Istituto Cattaneo monitora costantemente queste dinamiche e, ad ogni elezione produce, tramite analisi ecologiche (vedi nota metodologica), delle stime sugli spostamentidi voto verificatasi rispetto alle precedenti chiamate al voto.In queste analisi è cruciale la scelta dell’elezione presa come punto di partenza dei movimenti. Poiché in questo caso si è trattato di elezioni europee, la scelta era tra due opzioni. Considerare i movimenti di voto rispetto alle precedenti elezioni dello stesso tipo (ossia le Europee del 2019) oppure rispetto alle elezioni di carattere nazionale più vicine nel tempo (ossia le Politiche del 2022). Naturalmente, entrambe le scelte hanno dei proe dei contro. Abbiamo ritenuto più proficuo prendere come punto di partenza dell’analisi le elezioni politiche del 2022.In primo luogo, le elezioni europee sono vissute, in Italia e altrove, da gran parte degli elettori come elezioni di second’ordine, di elezioni, cioè, nelle quali si tende ad esprimere scelte dettate principalmente da valutazioni che riguardano non il parlamento europeo ma il gradimento del governo nazionale. La scelta di vari leader di partito (a cominciare da Giorgia Meloni) di candidarsi in prima persona per raccogliere preferenze e affermare la propria leadership risponde a questo genere di considerazioni. In secondo luogo, la scelta di prendere come punto di partenza le Politiche del 2022 deriva dal fatto che le precedenti Europee (2019) si sono svolte sulla base di equilibri già radicalmente mutati, soprattutto per quanto riguarda i rapporti di forza tra i partiti della coalizione di centrodestra. Prima di esaminare i flussi di voto stimati, come di consueto, per le grandi città, è utile considerare i risultati aggregati per aree territoriali. Sia nella tabella 1 che in quelle successive presentiamo i risultati riferiti ai maggiori partiti (AVS, M5S, PD, FDI, Lega) ed ai due raggruppamenti costituiti da Fi e Moderati, da Azione, Iv, +Europa. In entrambi i casi, questi due gruppi di partiti non si sono presentati nella stessa formazione nel 2022 e nel 2024. Ma abbiamo aggregato in tutte e due i casi i loro voti per rendere più comprensibile il confronto.
Tabella 1
I dati aggregati, distinti per aree territoriali, già forniscono una prima indicazione. Segnalano come la drastica caduta del M5S (dal 15,4 al 10%) sia dovuta soprattutto alla perdita di consensi nelle regioni meridionali e nelle Isole, dove quasi si dimezzano. Al contrario, il piccolo incremento nelle percentuali di voto registrato dalla Lega e daFI+Moderati è stato prodotto proprio al Sud e nelle Isole. Al Nord la Lega ha visto addirittura ridursi le sue percentuali di voto. Mentre il successo di FI è largamente concentrato in Sicilia, dove arriva al 24% dei consensi, grazie all’apporto di vari candidati forti, provenienti da diverse traiettorie politiche. Anche i due tronconi in cui si è divisa l’area che nel Parlamento europeo sarebbe confluita nel gruppo liberale di Renew Europe (Azione, Italia Viva, +Europa) hanno attenuato la sconfitta grazie ai risultati positivi registrati in Campania e Basilicata. La crescita di AVS, PD e FDI, è invece il prodotto di una tendenza abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale. Nel complesso, si è ridotta la frammentazione, sia nel senso che si è ridotto il numero e il rilievo delle liste minori(disincentivate dalla soglia di sbarramento), sia nel senso che i due maggiori partiti sono entrambi cresciuti. Per capire meglio quali movimenti elettorali hanno prodotto questi risultati abbiamo stimato i flussi di voto per 16 tra le maggiori città italiane, distribuite tra le varie aree del paese. Tali stime ci consentono di mostrare, in primo luogo, dove sono andati i voti degli elettori che nel 2022 avevano votato per il M5S, il partito che ha perso di più. Al contrario di quanto è stato ipotizzato sulla base di letture dei dati aggregati, i voti del M5S non sono stati assorbiti, se non in misura limitata, dal PD. Sono invece rifluiti in larga parte verso l’astensione. Una notevole eccezione riguarda il comune di Bari, caso nel quale invece, con tutta probabilità grazie alla forza attrattiva esercitata dal sindaco uscente, Antonio De caro, campione assoluto di preferenze nel PD, una quota considerevole di ex elettori Cinque Stelle (circa il 67%) ha votato per il partito oggi guidato da Elly Schlein.
Figura 1
La stima dei flussi ci consente di mostrare, in secondo luogo, da dove sono arrivati i voti che hanno decretato il limitato ma politicamente significativo successo di FDI e del Partito Democratico. In entrambi i casi, come era prevedibile, la parte predominante dei consensi deriva da elettori stabili, che avevano già votato per FDI e per il PD nel 2022.Notiamo tuttavia in questa elezione una quota superiore a quelle normalmente registrate in passato di flussi incrociati e di apporti provenienti da diversi affluenti. Con maggiore regolarità, troviamo flussi da FI e Lega verso FDI, così come da M5S e AVS verso il PD. Entrambi i partiti maggiori, inoltre, ma soprattutto FDI, prendono dall’area del mai nato Terzo polo, logorato dalle sue divisioni interne.
Figura 2
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