Ragazzi, oggi alle 17 consegneremo l’olio a Ciro Corona, una persona eccezionale per il suo impegno a cambiare il volto di Scampia insieme ad altri, come il nostro Cristiano Tatarelli. Ma non è tutto. Oltre a Massimiliano Noviello, figlio di Domenico, vittima innocente della camorra, interverrà e giocherà un ragazzo altrettanto straordinario, Emanuele Leone. Leggete l’intervista che mi ha rilasciato e venite a conoscerlo oggi pomeriggio alla colonia Di Donato.
derci un caffè, ma Lele propone di andare “in piazza”; il che vuol dire, per un ragazzo con la protesi e senza stampella, che toccherà farci, in salita, una lunga scalinata tutta in pietra, mentre la gente ai lati, dallo squisito senso dell’ospitalità e dell’accoglienza anche nei confronti di chi non si conosce ancora, ci saluta e scambia qualche battuta con Lele. Anch’io vengo omaggiato del saluto, ma è evidente che la presenza del loro concittadino garantisce per me.
Bella gente quella che incontriamo per strada. Chissà quanti di loro hanno portato l’olio fritto a Mariarita ed Emiliano, penso dentro di me. Sorrisi, saluti, gesti che vengono da un tempo antico e che neanche l’indifferenza per necessità, il “farsi i fatti propri”, ha scalfito. Quanto ai ritmi quotidiani del correre, correre, correre, qui non sanno neanche che cosa sia. Una vecchietta dall’età indecifrabile ci guarda col volto rugoso e ci saluta mentre passiamo e la stessa arzilla signora troviamo lì, con le gambe esposte al sole e un fazzoletto sulla testa per proteggerla dai raggi, nella stessa identica posizione dell’andata. Col caldo che fa, non posso pensare che sia una statua di cera ed il suo sorriso mentre passiamo ce lo conferma.
Incontriamo i genitori, titolari di un negozio di alimentari e, poco più in là, di una frutteria, dove la gente entra e si trattiene per quelle quattro chiacchiere che accompagnano la spesa, tra un sorriso ed una battuta, ma senza fretta. Qui chi corre è solo Lele……
Il rito del caffè nel baretto del centro suggella il nostro incontro, tra le raccomandazioni di mamma Elvira che pensa a quando Lele verrà a Formia a giocare per il Memorial Borsellino, venerdì 18, ed il papà che s’intrattiene con i clienti e i muratori che stanno lavorando sulla porta.
La curiosità di conoscere meglio questo ragazzo mi induce a chiedergli un’intervista perchè vorrei che anche chi non avrà la fortuna di incontrarlo sapesse di che pasta è fatto. E qui la timidezza delle gote che arrossiscono prende il sopravvento e, mentre ci chiudiamo in una sala di registrazione improvvisata, tra scatoloni e bibite in deposito e due sedie prese in prestito chissà dove, Lele mi raccomanda di tagliare quello che non andrà bene, cosa che evidentemente non farò riportando fedelmente la nostra conversazione.
“Che cosa pensa un bomber come te a sentire che la Germania al mondiale ha liquidato il Brasile 7 a 0 dopo che voi avete liquidato la Germania 5 a 0?”
Un sospiro e Lele prende fiato: “Contro la Germania la storia ci dice che non possiamo sbagliare e noi abbiamo mantenuto la tradizione. Gli abbiamo rifilato 5 goal: niente male. Il calcio……”
“…….è la passione della tua vita?”
“Sì, ho cominciato a giocare a calcio quando ho mosso i primi passi: con i miei cugini più grandi, per strada, nei campetti, con la scuola calcio qui a Lenola. Il calcio è stata proprio la cosa che non è finita con l’incidente. La mattina dopo l’incidente ho pensato “ora non posso giocare più a calcio” e invece, in realtà, dopo otto anni mi si è presentata questa nuova avventura”.
“Facciamo un passo indietro. Non so nulla di te. Nasci a Lenola in una famiglia normale, serena, una grande passione per il calcio, un brutto giorno che cosa succede?”
“Frequento il primo anno di scuola all’alberghiero, poi, durante l’estate sono andato a fare esperienza come apprendista cuoco presso uno zio che lavora come chef all’isola d’Elba. Dopo un mese che ero lì, una sera, al ritorno in albergo abbiamo preso un dosso naturale e la macchina è volata come un aereo a 15 metri. Il conducente, uno dei due ragazzi che non ci sono più, ha perso il controllo della macchina e si è andato a schiantare duecento metri dopo, contro un albero che si è infilato tra i sedili anteriori e posteriori e ha diviso la macchina in due come una lama. La gamba è rimasta tra le lamiere”.
Lele racconta come se stesse riferendo una cosa accaduta ad altri, non a lui, ma dal tono della voce si avverte che sta pensando a quei ragazzi che sono morti, alla vita che gli è stata restituita, al sacrificio e all’affetto dei familiari e di tutti quelli che gli sono stati attorno. Sorride, la voce a volte trema e lo sguardo scende in basso, ripensando a quei momenti.
“Sicuramente la velocità è stata la causa maggiore però, dopotutto, sono stato abbastanza fortunato perchè a 5 metri dall’albero c’era un’anestesista che mi ha legato la vena femorale ed ha fermato l’emorragia. Mi ha trovato in una pozza di sangue”.
“Quindi ti ha salvato?”
“Sì, sono arrivato all’ospedale con un litro e mezzo, due di sangue. A momenti c’ero, a momenti no. Sono sensazioni anche difficili da raccontare che però, pensandoci ora, a mente fredda, mi ritengo abbastanza fortunato. Poi, niente, la vita continua. C’è stato ovviamente un primo periodo in cui rimani a pensare. Anzi, apri gli occhi e vedi la vita con una prospettiva diversa, però, senza dubbio, oggi mi ritengo abbastanza fortunato e forse anche migliore di com’ero prima”.
“Stai apprezzando di più la vita”
“Sì certamente. Sono stato quattro anni ad osservare la vita, ad immaginarla come sarebbe potuta essere. Oggi invece con le protesi, con la tecnologia che avanza, recuperi la mobilità al 100%, almeno personalmente. Vado in bici, faccio calcio, bruci mille calorie. Sugli attrezzi aerobici brucio più io che gli altri; la gente rimane a bocca aperta”
“Sì, pechè c’è da dire che io, per chiederti un appuntamento mi sono inserito tra la corsa in bicicletta, l’allenamento al campo sportivo…che altro c’era?”
Lele esplode con una risata. “Sì, la mattina vado in palestra e potenzio la gamba incidentata perchè comunque soffre a livello muscolare, esco in bicicletta e a volte salto il pranzo perchè sto in bici; poi, dipende da quanti chilometri faccio perchè vado sul campo e faccio un po’ di corsa con le stampelle: il calcio è la mia passione e non posso trascurarlo” e conclude aprendosi nuovamente in una risata.
“Stai mettendo questa tua passione a disposizione degli altri. Parteciperai a questo torneo di Libera come hai preso parte ad altri tornei di beneficenza”.
“Sì, il mese scorso siamo stati ad Aprilia con la nazionale attori. Per la gente che ti osserva sei da stimolo, perchè trovano la forza ed il coraggio…”
“Sei un esempio positivo. Ce l’hai fatta tu, ce la possono fare tutti, questo vuoi dire?”
“L’importante è andare avanti e non mollare mai. Trovare la forza che ognuno ha dentro di sé ed andare avanti”.
“Questo stato d’animo, bellissimo, che tu hai, è condiviso anche dagli altri ragazzi della nazionale?”
“Sì, siamo un gruppo molto affiatato, ognuno con la sua storia e quando ci reincontriamo è bello perchè ognuno ha una storia diversa, una storia nuova da raccontare. Diciamo che ognuno si arricchisce dell’altro ed è bello così. Al portiere manca un braccio, uno è nato così, un altro ha avuto un incidente, chi per colpa di un motoscafo, ..”
A questo punto lancio una provocazione e mi vergogno io stesso per la battuta ma Lele mi assolve con la solita, franca risata.
“Ad essere cattivi, bisogna metterne insieme tre o quattro per comporre un calciatore…”
“Ah ah! E’ vero, è vero. Quando ci vedono arrivare ci vedono così…è bellissimo. Ogni volta che c’è un incontro, già da quando partiamo inizia una nuova e bella esperienza. Poi, man mano che passa il tempo cresce l’affiatamento. Siamo una squadra giovane, abbastanza forte, è normale che succeda. A settembre saremo in Polonia per un torneo di 8 squadre e sarà la preparazione per il mondiale che andremo a disputare dal 28 novembre al 9 dicembre in Messico con altri 26 Paesi. Dobbiamo ben figurare..”
“Certamente! Bisogna risollevare l’immagine dell’Italia dopo la brutta parentesi dei mondiali. Abbiamo fatto bene ad andarcene perchè non tutti sono così forti da battere la Germania. Invece voi siete andati giù in Puglia e vi siete trovati questa Germania. Che è successo?”
“Quando vediamo i Tedeschi, noi Italiani siamo come i tori: vediamo tutto rosso, ah ah!! E’ stata una giornata bellissima perchè è stata la prima vittoria. La cercavamo, dopo due amichevoli perse con la Francia, e pure ingiustamente, e quindi il riscatto contro la Germania è stata una bella rivincita, sì, una bella esperienza”.
“Adesso stiamo parlando di riscatto, di rivincita però io ho visto una bellissima foto in cui siete tutti abbracciati con i Tedeschi, o mi vuoi dire che quella è la foto fatta PRIMA della partita?”
“No, dopo la partita c’è stato un terzo tempo dove ci troviamo tutti insieme. Si usa salutare tutti insieme alzando e sbattendo le stampelle. Lo fanno tutti, in tutte le parti del mondo: lo vediamo in tutti i tornei, su Facebook. Quello è il nostro saluto, alzare tutti insieme le stampelle, rimanere su una gamba”.
“C’è un altro appuntamento, adesso, a breve”
“Sì, il 10 di agosto, c’è la festa di Legambiente. Passeremo sicuramente un’altra giornata indimenticabile con gli amici della nazionale. Vi invito tutti a venire” (ed un’altra risata sottolinea la bellezza dell’evento)
“Sarà l’occasione per visitare Lenola che è proprio un posto stupendo, conservato bene, anche grazie all’attaccamento dei suoi abitanti. Vogliamo dire che stamattina qui a Lenola avete raccolto un centinaio di litri di olio fritto e lo consegneremo a Ciro Corona per i ragazzi di Scampia.
Vuoi fare un saluto? Questa non è un’intervista ma è venuta così bene che quasi quasi ho la tentazione di mandarla su qualche radio….”
“No, no….ah ah!!”
“Ci vediamo venerdì a Formia, venite tutti quanti, non mancate”.
“E naturalmente fate il tifo per la squadra di Libera dove giocherà Emanuele”
“Ah ah! E’ il minimo!”
Con questa risata, si chiude l’intervista e ci dirigiamo verso il distributore, sempre scendendo per la scalinata in pietra, dove Lele si fa gli ultimi due gradini con un salto solo. La domanda viene spontanea: “perchè hai saltato?” “per fare prima” e giù, un’altra ennesima risata.
La borsa la ritroviamo sempre lì dove l’ha lasciata lui, accanto alla stampella. Chissà quante altre volte avrà squillato il telefono. E’ evidente che questo è l’ultimo dei pensieri di Lele.
Il tempo dei saluti e delle conferme sugli orari del torneo e mi dirigo verso la macchina. Tempo di aprire o sportello e fare manovra per uscire dal parcheggio che mi vedo sfrecciare accanto un bolide azzurro in sella ad una bicicletta che, percorrendo in salita la strada verso le montagne, diventa presto un puntino.
Vado via da Lenola con il sorriso stampato sul viso. Che bello vivere in un’Italia che, nonostante tutto, sorride, con gente così, con storie così. E quella borsa sportiva, col cellulare all’interno lasciato a suonare, abbandonata per mezz’ora lungo la strada, che spettacolo.
Ho scritto e lo ripeto. questa è l’Italia migliore, quella che non si riempie la bocca di paroloni e non vive di rendita ma che si da da fare; l’Italia dei sentimenti per la quale vale la pena lottare e soffrire, se serve.
Ci vediamo tutti ,venerdì 18 alle ore 17,30, alla colonia Di Donato per il Memorial Borsellino a fare il tifo per Lele. E il minimo…..
Annibale Mansillo
You must be logged in to post a comment Login